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Se pensavi che il tuo gatto si limitasse a un paio di miagolii, sappi che ti sbagli di grosso. I felini hanno un intero repertorio sonoro che spazia dalle dolci fusa al più temibile dei ringhi, passando per trilli, soffi e persino urla degne di un film horror. Un vero vocabolario a quattro zampe che, se decifrato, ti aiuta a capire meglio il tuo coinquilino peloso.
Partiamo dalle fusa, quel rumore ipnotico che accompagna coccole e sonnellini. Ma non sempre significano relax: in certi casi sono una sorta di “coperta di Linus” che il gatto usa per calmarsi da solo. I trilli, invece, sono il corrispettivo felino di un “ehi, che bello vederti”, un suono corto e allegro che spesso accompagna momenti di gioco o il saluto a chi considera importante.
Il miagolio è la star del repertorio: breve, lungo, insistente o lamentoso, cambia a seconda della richiesta. Può voler dire “riempi subito la ciotola”, “aprimi quella porta” o, più semplicemente, “dammi attenzione perché mi annoio”. Durante la stagione degli amori, però, il miagolio cambia registro: diventa un vero e proprio concerto notturno con vocalizzi intensi che non hanno nulla a che vedere con gli umani ma servono solo a conquistare un partner. Poi c’è il richiamo sessuale, il più fastidioso per chi cerca di dormire tranquillo. I gatti interi si trasformano in cantanti lirici che provano a superarsi a vicenda, senza badare ai vicini disperati.
Non mancano i suoni che segnalano tensione e conflitto. Il ringhio è una dichiarazione di guerra preventiva, un “non avvicinarti troppo o la situazione peggiora”. L’ululato, invece, è un crescendo drammatico che annuncia che il livello di stress è alle stelle e che, se nessuno si ritira, la lite potrebbe passare dal verbale al fisico.
Quando il conflitto diventa realtà, compaiono i miagolii da rissa: brevi, acuti, sincronizzati a zampate e mosse da arti marziali improvvisate. In questi casi, meglio non mettere le mani di mezzo: molto più sicuro distrarli con un rumore forte e sperare che tornino ognuno al proprio angolo.
Il soffio è forse il segnale più chiaro: bocca spalancata, denti in vista e un suono che grida “stai alla larga”. È il modo più diretto del gatto per dirti che non è dell’umore giusto. Ancora più teatrale è lo sputo, una sorta di colpo di tosse secco accompagnato da zampate a vuoto o finte cariche, utile per intimidire senza passare subito all’attacco.
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Infine, c’è l’urlo, raro ma impressionante. È il grido acuto che emerge in momenti di dolore o paura estrema, spesso da gatti non abituati al contatto umano o feriti. Un suono che mette i brividi e che non lascia dubbi: il micio sta affrontando un’esperienza davvero traumatica.
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