Relooted: il videogioco che “ruba” ai ladri occidentali e restituisce all’Africa i suoi tesori sottratti nel periodo coloniale

Un’avventura afrofuturista che trasforma la restituzione dei tesori coloniali in una missione di giustizia (digitale)

 

Dimenticate draghi e zombie: in Relooted i “mostri” sono i musei occidentali, pieni di tesori africani sottratti durante il periodo coloniale. Il nuovo titolo dello studio sudafricano Nyamakop mette i giocatori nei panni di moderni eroi culturali con una missione chiara: restituire ciò che non sarebbe mai dovuto essere portato via.

Sembra una trama da film d’azione, ma dietro c’è un messaggio serio: il 90% del patrimonio culturale dell’Africa sub-sahariana si trova ancora oggi in collezioni europee. Non solo un furto artistico, ma anche identitario. Migliaia di opere, oggetti sacri e persino resti umani sono finiti dietro teche di vetro lontano dai loro popoli.

Tra musei, missioni e morale interattiva: quando il videogame fa giustizia

In Relooted il giocatore affronta livelli in tre fasi – ricognizione, pianificazione della fuga e recupero dell’opera – un po’ come in un film di spionaggio con un pizzico di filosofia postcoloniale. Ogni missione completata sblocca una scheda informativa che racconta la storia reale dell’oggetto recuperato, spiegandone l’origine e il significato culturale. Dietro il progetto ci sono due anni di ricerca e la collaborazione con esperti per scegliere gli artefatti da includere, perché purtroppo le opere sottratte sono troppe perfino per un videogioco.

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Il direttore creativo Ben Myres descrive Relooted come un modo per affrontare il passato coloniale con un linguaggio nuovo: quello del gioco. Un mix di estetica afrofuturista, azione e riflessione che invita a riconsiderare come sono nate molte collezioni museali. Insomma, non è solo un gioco di recupero, ma una missione culturale: tra una fuga rocambolesca e un artefatto da salvare, Relooted ci ricorda che il vero bottino, stavolta, è la memoria condivisa.

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