In Brasile i detenuti che leggono possono uscire prima dal carcere

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In Brasile i detenuti che leggono possono uscire prima dal carcere

| 07/06/2025
Fonte: X

Libri invece di sbarre: la nuova evasione è attraverso la lettura

  • In Brasile i detenuti possono ridurre la pena leggendo libri e scrivendo recensioni
  • Il programma prevede fino a 48 giorni di sconto all’anno per chi partecipa
  • Il progetto è stato adottato anche da Kazakhstan, Uzbekistan e proposto in Russia
  • L’iniziativa migliora l’alfabetizzazione e dà una seconda chance ai detenuti
  • Le recensioni sono usate anche in campagne pubblicitarie da editori come Carambaia

 

Chi l’avrebbe mai detto che un buon libro potesse diventare più efficace di un avvocato d’ufficio? In Brasile, leggere fa guadagnare giorni di libertà. Letteralmente. Il programma “Remission for Reading” consente ai detenuti di ridurre la propria pena scrivendo recensioni su romanzi e saggi letti durante la detenzione. Una trovata che non solo risolleva il livello culturale delle prigioni, ma accorcia anche le giornate dietro le sbarre.

Ogni recensione ben fatta vale quattro giorni in meno di carcere, e ogni prigioniero può presentare fino a dodici recensioni l’anno. Il risultato è una riduzione potenziale di 48 giorni, che per chi sconta condanne lunghe fa la differenza tra un’estate passata in libertà o con l’aria condizionata rotta della cella.

Recensioni in cambio di libertà: il libro diventa moneta di scambio per i detenuti

Il progetto non è riservato solo ai detenuti col diploma. Anche chi ha difficoltà cognitive, non vede bene o non sa leggere in portoghese può partecipare, grazie a versioni in braille, audiolibri e assistenza linguistica. Il vero obiettivo è dare una possibilità a chi ne ha avute poche, e magari salvare qualche anima con la forza di Tolstoj e Dostoevskij.

Il bello è che l’idea non è rimasta confinata tra Rio e San Paolo. In Kazakhstan il programma “Reading Without Borders” propone i classici russi e kazaki. In Uzbekistan, invece, la lettura viene guidata da un centro di “Spiritualità e Illuminazione” – una specie di club del libro con censura. Intanto in Russia, alcuni deputati spingono per introdurre la stessa logica redentiva: chi legge “Delitto e Castigo” forse non smetterà di essere colpevole, ma almeno sarà più colto.

Le carceri diventano biblioteche: editori e campagne pubblicitarie

Un ruolo chiave in tutto questo lo ha avuto l’editore brasiliano Carambaia. Invece di scegliere influencer, ha preferito affidarsi ai detenuti come testimonial. Il progetto “The Prison Reviews” trasforma i carcerati in critici letterari: leggono un libro in 30 giorni e scrivono una recensione che, se approvata, finisce su riviste, social, segnalibri e persino spot radiofonici.

Sì, avete capito bene: le recensioni dei detenuti sono diventate strumenti di marketing. E la cosa più sorprendente è che funzionano. Le recensioni sono sincere, argute, spesso più profonde di quelle che si leggono online. Il progetto ha migliorato le capacità analitiche e comunicative dei partecipanti e ha offerto all’esterno un’immagine inedita del mondo carcerario.

Lettura in carcere: riscatto culturale e nuove prospettive

Non è solo una questione di sconti di pena, ma di dignità restituita. La lettura, in questo contesto, diventa un atto di ribellione culturale: invece di evadere scavando tunnel, si evade pagina dopo pagina. E se proprio non si riesce a scappare fisicamente, almeno si viaggia con la mente. Il successo del programma dimostra che i libri non sono solo strumenti di svago, ma possono rappresentare una leva per cambiare la vita delle persone, anche in contesti estremi come quello penitenziario.

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Dove lo Stato fallisce con le sbarre, a volte riesce con le storie. La morale? Mai sottovalutare il potere di un romanzo ben scritto. In un’epoca in cui le prigioni sono spesso sinonimo di recidiva e abbandono, regalare parole può essere più efficace che imporre punizioni. Forse la giustizia ha trovato finalmente il suo miglior alleato: il lettore appassionato.

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