Smog da palestra di arrampicata: i climber respirano come in tangenziale (per colpa delle scarpe)

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Smog da palestra di arrampicata: i climber respirano come in tangenziale (per colpa delle scarpe)

| 26/06/2025
Fonte: Pexels

Palestre di arrampicata e inquinamento: le scarpe sotto accusa

  • Una ricerca ha scoperto che le palestre di arrampicata indoor sono piene di composti chimici
  • La principale fonte di inquinamento sono le scarpe da arrampicata
  • Alcuni composti rilevati sono collegati a problemi respiratori e rischi per la salute
  • I livelli registrati sono paragonabili all’aria di città trafficate
  • Gli esperti chiedono ventilazione migliore e materiali più sicuri

 

Le palestre di arrampicata sono il rifugio perfetto per chi vuole fare sport senza affrontare pareti rocciose o intemperie. Ma una nuova ricerca europea svela un dettaglio poco noto: l’aria che si respira in questi ambienti potrebbe essere tanto inquinata quanto quella di una strada trafficata. E no, stavolta non c’entrano i materassi né i muri pieni di appigli colorati. Il colpevole ha un nome preciso e un odore familiare: le scarpe da arrampicata.

Sì, proprio quelle calzature aderenti, studiate per migliorare la presa e avvolgere il piede come un guanto. A quanto pare, lasciano dietro di sé una nuvola invisibile di composti chimici che finiscono per inquinare l’aria. Un team di scienziati guidato dall’Università di Vienna ha analizzato l’aria e la polvere di nove palestre in Austria, Francia, Spagna e Svizzera. Il risultato? Tracce elevate di sostanze derivate dalla gomma in ogni campione raccolto.

Palestre indoor come strade trafficate: lo smog da suola

Tra i composti identificati c’è il 6PPD, un conservante per la gomma che, una volta decomposto, può causare infiammazioni polmonari e danni agli organi. È lo stesso che ha decimato i salmoni in alcuni fiumi americani. C’è anche il benzotiazolo, associato a un aumento di rischio di tumore alla vescica negli ambienti industriali. Non proprio il tipo di souvenir che uno spera di portarsi a casa dopo una sessione di bouldering.

Il paradosso è che mentre si cerca aria fresca e movimento, si finisce per inalare le stesse particelle nocive che si trovano nei pressi di strade trafficate in Cina. I livelli di esposizione stimati per gli impiegati delle palestre, che trascorrono molte ore al giorno negli spazi chiusi, sono persino superiori a quelli registrati vicino a impianti industriali.

Arrampicare con consapevolezza (e ventilazione)

Gli studiosi non invitano certo ad appendere le scarpette al chiodo. Tutt’altro. La ricerca punta a stimolare interventi migliorativi: una ventilazione più efficace, una pulizia più frequente degli spazi e una riprogettazione dei materiali utilizzati nelle scarpe. Secondo gli autori dello studio, molte aziende produttrici non sono ancora pienamente consapevoli del problema.

Il messaggio è chiaro: se una scarpa lascia il segno, meglio che sia sul muro e non nei polmoni. Intanto, chi gestisce palestre dovrebbe considerare questi dati come un’opportunità per offrire un ambiente più salubre ai propri clienti e dipendenti. E magari, in futuro, potremo arrampicarci senza inalare tracce di tangenziale.

Scarpe da arrampicata e salute: verso una nuova consapevolezza

Con il boom dell’arrampicata indoor e la sua trasformazione in attività mainstream, è inevitabile che cresca anche l’attenzione per la qualità dell’aria negli spazi chiusi. I dati raccolti mostrano che è tempo di aggiornare non solo le tecniche di arrampicata, ma anche la consapevolezza ambientale e sanitaria legata a questo sport.

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La buona notizia è che esistono già soluzioni praticabili. Investire in sistemi di areazione efficaci, evitare le ore di punta, scegliere materiali meno tossici: piccoli cambiamenti che possono fare una grande differenza. Perché respirare aria pulita non dovrebbe essere una conquista da scalatori esperti, ma un diritto base di chiunque salga su un pannello.

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