Guerra del vento nel Nord Europa: il Belgio accusato di averlo “rubato” dalle pale olandesi

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Guerra del vento nel Nord Europa: il Belgio accusato di averlo “rubato” dalle pale olandesi

| 10/07/2025
Fonte: Pexels

Belgio e Olanda, venti di tensione tra pale eoliche nel Mare del Nord

  • Il Belgio è accusato di sottrarre vento ai parchi eolici olandesi nel Mare del Nord
  • Il fenomeno, noto come effetto scia, riduce la velocità del vento dietro le turbine
  • Le pale belghe sono posizionate a sud-ovest di quelle olandesi, controvento
  • Il CEO olandese chiede maggiore coordinamento internazionale
  • Il rischio è una corsa disordinata alla costruzione nel Mare del Nord

 

Non è uno scherzo meteorologico né una strana teoria del complotto: secondo alcuni esperti olandesi, il Belgio starebbe davvero “rubando” il vento ai Paesi Bassi. Ma niente furti con il passamontagna: qui si parla di wake effect, ovvero la riduzione della velocità del vento dietro una turbina eolica. Il CEO del servizio di previsioni olandese Whiffle, Remco Verzijlbergh, ha lanciato l’allarme durante un’intervista alla televisione belga VRT.

A suo dire, le installazioni belghe sono piazzate in modo tale da intercettare il vento prima che raggiunga i parchi eolici olandesi. Considerando che i venti dominanti in quella zona soffiano da sud-ovest, la posizione privilegiata delle turbine belghe crea un’ombra eolica sui colleghi di confine. In altre parole, il Belgio si piazza a monte e gli altri si arrangino.

Effetto scia e pale eoliche: quando il vento finisce troppo presto

Il fenomeno è noto e documentato: ogni turbina eolica rallenta l’aria che passa attraverso le sue pale. Quando più turbine sono installate insieme, il rallentamento si amplifica e crea una vera e propria zona d’ombra. Questo significa che chi costruisce per primo ha, di fatto, il vento migliore. Letteralmente. E chi arriva dopo… si accontenta di quello che resta.

Secondo Verzijlbergh, l’impatto sugli impianti olandesi può arrivare fino al 3% in meno di energia prodotta. In un settore dove ogni metro al secondo di vento conta, questo è un danno concreto. Tradotto in pratica: meno vento, meno elettricità, meno guadagni. E meno energia verde. Un paradosso per chi dovrebbe contribuire alla transizione ecologica.

Transizione ecologica sì, ma senza rubarsi il vento

Il vero problema non è che il Belgio stia agendo con malizia. Lo dice chiaramente anche lo stesso CEO olandese: non si tratta di sabotaggio, ma di mancanza di coordinamento. La corsa all’energia rinnovabile nel Mare del Nord rischia di diventare una gara a chi pianta più pale nel minor tempo possibile. Ma senza una visione condivisa, ognuno guarda solo al proprio quadratino di mare.

E così si crea il caos: un turbine qui, una scia là, e alla fine si finisce a litigare per l’aria. Per Verzijlbergh, la soluzione sta nella pianificazione internazionale. I Paesi che si affacciano sul Mare del Nord – Belgio, Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Regno Unito – dovrebbero mettersi intorno a un tavolo e stabilire regole comuni.

Wake effect: un problema concreto per l’energia eolica europea

Il cosiddetto wake effect non è un’ipotesi da manuale. È una variabile ben conosciuta da chi progetta impianti eolici. Più le turbine sono vicine, maggiore è il rischio che si rubino vento a vicenda. Per questo motivo, la posizione delle installazioni va studiata con precisione: distanza, orientamento, direzione dominante del vento, tutto influisce.

La distanza minima tra due parchi eolici dovrebbe essere di almeno 5 volte il diametro del rotore. Se una turbina ha un diametro di 100 metri, stiamo parlando di 500 metri di distanza. Non poco. Ma se ogni Stato costruisce senza guardare cosa fa il vicino, si finisce per creare un reticolo disordinato che rallenta l’efficienza di tutti. Anche di chi ha speso milioni di euro per realizzare l’impianto.

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Dal Mare del Nord un esempio di come non fare la transizione verde

Il caso Belgio-Olanda è un promemoria: la transizione ecologica non si fa a colpi di bandierine piantate nel mare. Serve cooperazione, pianificazione e un po’ meno fretta. Perché costruire per primi non basta, se poi si finisce per sabotare – involontariamente – chi arriva dopo. Che si chiami wake effect, effetto scia o ombra eolica, il vento nel Mare del Nord ci ricorda che anche l’aria, se mal gestita, può diventare motivo di litigio. E che per una vera transizione, bisogna imparare a condividere. Anche il vento.

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