Ricercatori percorrono oltre 200 km in una canoa primitiva [+VIDEO]

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Ricercatori percorrono oltre 200 km in una canoa primitiva [+VIDEO]

| 18/07/2025
Fonte: Youtube

Gli studiosi hanno usato materiali e strumenti del Paleolitico per riprodurre la traversata dell’oceano dell’Homo sapiens

  • Un team giapponese ha ricostruito un’imbarcazione paleolitica usata dai primitivi 30.000 anni fa
  • Il progetto rientrava nello studio della migrazione preistorica da Taiwan al Giappone
  • Dopo tentativi falliti con zattere leggere, il gruppo ha scelto una canoa scavata in un tronco di cedro costruita in tre mesi di lavoro manuale
  • La traversata, lunga 225 km, è durata 45 ore in condizioni difficili, con mare variabile, orientamento a vista e affaticamento estremo dei cinque rematori
  • I partecipanti hanno sofferto crampi, privazione del sonno, fame e allucinazioni, ma hanno raggiunto l’isola di Yonaguni senza assistenza, dimostrando la possibilità dell’impresa

 

Come hanno fatto gli uomini primitivi, 30.000 anni, fa ad attraversare il burrascoso Mar Cinese Orientale, compiendo un percorso di circa 225 chilometri? L’interrogativo riecheggiava da anni tra gli storici, fino a quando un gruppo di ricercatori non ha deciso di riprodurre le stesse condizioni dell’epoca e tentare la traversata con un’imbarcazione tipica del Paleolitico.

Il progetto

L’obiettivo era di capire come l’Homo sapiens abbia potuto colonizzare le isole Ryukyu, nell’odierno Giappone, partendo da Taiwan, compiendo una traversata in mare con tecnologie primitive, attraversando tratti oceanici impegnativi e sfruttando soltanto strumenti e conoscenze dell’epoca.

Il tratto specifico di mare scelto è quello che collega la costa orientale di Taiwan (Wushibi) all’isola giapponese di Yonaguni: circa 225 km attraverso il Mar Cinese Orientale, uno degli stretti più pericolosi al mondo per via della corrente oceanica Kuroshio, nota per la sua forza e imprevedibilità.

Costruzione della canoa con strumenti paleolitici

Il team, guidato dal paleoantropologo Yousuke Kaifu, ha dapprima cercato di costruire imbarcazioni con materiali come canne e bambù, come si ipotizzava potessero essere state usate nel Paleolitico, ma questi prototipi non hanno resistito alle condizioni reali del mare aperto. Dopo due tentativi falliti nel 2019 e 2021, il gruppo ha optato per una nuova strategia: costruire una canoa monossile, scavata da un unico tronco d’albero, realizzata interamente con strumenti di pietra come accette, scalpelli e martelli grezzi, senza metallo né strumenti moderni.

Il legno scelto è stato il cedro giapponese (Cryptomeria japonica), e la canoa, soprannominata “Sugime”, è lunga 7,5 metri e pesa circa 350 kg. Gli archeologi hanno impiegato oltre tre mesi di lavoro a tempo pieno per costruirla.

La traversata: 45 ore in mare aperto

Una volta pronta l’imbarcazione, cinque volontari esperti , quattro uomini e una donna, sono saliti sulla canoa con l’intento di attraversare il braccio di mare senza strumenti moderni. Ad accompagnarli a distanza, due barche a motore fungevano da supporto logistico per emergenze, ma non sono mai intervenute durante la navigazione.

Durante le 45 ore di viaggio continuo, i partecipanti hanno sperimentato crampi muscolari, stanchezza estrema, sonno interrotto, ipotermia notturna e allucinazioni visive causate dalla privazione del sonno. Le condizioni marine si sono dimostrate particolarmente dure: a volte senza vento e con mare calmo, a volte con forti correnti che rendevano difficile mantenere la direzione. I navigatori hanno usato il sole, le stelle, il movimento delle onde e la direzione del vento per orientarsi, senza GPS o bussola.

Il cibo era limitato a riso bollito e carne secca; il sonno era possibile solo in brevi turni, ma molti hanno faticato a riposare per via del rollio della canoa e dell’umidità costante. Alcuni membri hanno avuto visioni di animali immaginari, segno di esaurimento mentale e fisico.

Yonaguni in vista: un’impresa riuscita

Dopo quasi due giorni in mare, i rematori hanno finalmente intravisto l’isola di Yonaguni, visibile solo quando erano a meno di 20 km di distanza. L’emozione del momento è stata enorme: non solo avevano completato la traversata, ma avevano anche dimostrato che era plausibile che esseri umani del Paleolitico avessero potuto raggiungere le isole Ryukyu attraverso il mare, intenzionalmente e non per caso.

Il team ha integrato la prova sperimentale con modelli paleoceanografici, dimostrando che la corrente di Kuroshio, pur essendo più forte in epoca glaciale, avrebbe potuto essere superata con imbarcazioni adeguate e competenze marittime raffinate. Questa ricerca contraddice l’idea che le isole Ryukyu siano state colonizzate solo accidentalmente. Al contrario, il successo della spedizione suggerisce che le capacità cognitive e tecniche dei nostri antenati erano più sviluppate di quanto spesso si supponga.

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Il progetto è stato documentato e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances, con due articoli accademici che sostengono la fattibilità della migrazione marittima preistorica.

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