La musica e suonare come elisir contro il declino cognitivo
- Uno studio canadese mostra che suonare uno strumento rallenta il declino cognitivo
- L’allenamento musicale migliora la riserva cognitiva e cerebrale
- I musicisti anziani hanno prestazioni simili ai giovani in contesti rumorosi
- La musica aiuta a mantenere la connettività neurale più “giovane”
- Non è mai troppo tardi per iniziare a suonare e proteggere la mente
Invecchiare non è mai stato un problema, fino a quando il cervello non ha iniziato a protestare con piccoli blackout di memoria. Lo studio della Baycrest Academy for Research and Education, pubblicato su PLOS Biology, ha dimostrato che c’è un alleato insospettabile: lo strumento musicale. Non parliamo di un semplice passatempo, ma di un vero allenamento che aiuta il cervello a rimanere più giovane, anche quando il corpo comincia a chiedere tregua.
La ricerca ha confrontato musicisti anziani con coetanei non musicisti e con giovani adulti. Risultato? I primi se la cavano decisamente meglio quando si tratta di comprendere parole in ambienti rumorosi, un’impresa che spesso mette in crisi chiunque abbia passato i 60. Il segreto sta nella riserva cognitiva, quella sorta di scorta mentale che la musica riesce a tenere ben allenata.
Declino cognitivo e musica: una coppia improbabile
Gli scienziati hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per osservare il cervello mentre i partecipanti affrontavano compiti linguistici in mezzo al rumore. I musicisti anziani hanno mostrato schemi cerebrali molto più simili ai giovani che ai coetanei non musicisti. In pratica, mentre gli altri attivavano tutte le connessioni possibili per compensare, i musicisti mantenevano un’attività cerebrale più ordinata e “giovane”.
Questo fenomeno prende il nome di “Hold-Back Upregulation”: invece di lavorare di più, il cervello allenato dalla musica lavora meglio. Non è questione di magia, ma di abitudine. Anni di esercizio musicale insegnano al cervello a filtrare, organizzare e reagire senza il bisogno di sovraccaricare i circuiti.
Riserva cognitiva: il bonus nascosto della musica
La teoria della riserva cognitiva sostiene che fattori positivi dello stile di vita, come l’istruzione, il bilinguismo o l’attività fisica, creano una sorta di “conto in banca” neurale. La musica, a quanto pare, è uno degli investimenti più fruttuosi. Imparare a suonare uno strumento non solo diverte, ma regala un cervello più resistente ai segni del tempo.
Gli autori dello studio sottolineano che non è mai troppo tardi per iniziare. Anche un hobby musicale intrapreso in età adulta può avere effetti benefici, aiutando a migliorare la memoria, l’attenzione e la capacità di interazione sociale.
Suonare uno strumento: un allenamento per il cervello
Il bello è che questo “allenamento” non richiede sudore in palestra o integratori miracolosi. Basta dedicarsi a uno strumento, che sia un pianoforte, una chitarra o un violino, e trasformare le note in stimoli per il cervello. Ogni esercizio musicale diventa una piccola sessione di ginnastica mentale che rende le connessioni neurali più elastiche.
Secondo i ricercatori, i musicisti anziani non solo percepiscono meglio il linguaggio, ma riescono anche a gestire meglio le situazioni di rumore di fondo, quelle in cui la maggior parte degli anziani tende a perdersi. È come avere delle cuffie invisibili che filtrano il caos e permettono di concentrarsi sulle voci.
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La musica come terapia quotidiana
Non c’è bisogno di diventare concertisti per godere dei benefici. Anche poche ore di pratica settimanale possono avere effetti tangibili sul mantenimento della mente giovane. La musica, in questo senso, diventa una sorta di terapia accessibile, economica e priva di effetti collaterali. Lo studio canadese conferma quello che molti avevano intuito: suonare uno strumento musicale non è solo un piacere personale, ma anche una strategia scientificamente valida per rallentare il declino cognitivo. E se il cervello può restare “accordato” grazie alle note, forse vale la pena tirare fuori quello strumento che prende polvere in soffitta.

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- https://journals.plos.org/plosbiology/article?id=10.1371/journal.pbio.3003247