Primo giorno di lavoro: come evitare figuracce e iniziare nel modo giusto
- L’esperta di carriera Sarah Murphy rivela i tre errori più comuni del primo giorno di lavoro
- Il look sbagliato può dare un messaggio negativo sulla comprensione della cultura aziendale
- Fare domande non è un segno di insicurezza, ma un modo per integrarsi più in fretta
- La timidezza eccessiva può far sembrare distanti o disinteressati i nuovi assunti
- Creare legami fin dai primi giorni facilita l’inserimento e riduce l’ansia iniziale
Il primo giorno di lavoro è un po’ come il primo appuntamento: vuoi sembrare sicuro, brillante e perfettamente a tuo agio, ma dentro stai già sudando freddo. Tra la scelta del look giusto, la paura di fare domande “stupide” e l’imbarazzo dei nuovi colleghi, il rischio di inciampare è alto. Per fortuna, l’esperta di carriera Sarah Murphy ha identificato i tre errori più comuni da evitare per iniziare col piede giusto e magari arrivare al secondo giorno senza rimpianti.
Il look: la prima sfida del nuovo arrivato
Il primo giorno di lavoro non è una sfilata di moda, ma quasi. L’esperta Sarah Murphy ricorda che l’abbigliamento è il primo biglietto da visita e può dire molto sulla nostra capacità di adattamento. Ma cosa significa davvero “smart casual”? È il mistero che tormenta ogni neoassunto. Secondo lo psicologo del lavoro George Sik, vestirsi troppo in modo informale può far pensare che non si capisca la cultura aziendale, mentre un abito eccessivamente elegante rischia di far sembrare di essere capitati per errore a un colloquio nel posto sbagliato. La soluzione? Osservare, chiedere, e sbagliare il meno possibile: un messaggio su LinkedIn al recruiter può salvare più della cravatta giusta.
Fare domande: un segno di curiosità, non di debolezza
Molti pensano che, per fare buona impressione, serva dimostrare subito di sapere tutto. Peccato che nessuno lo sappia davvero, nemmeno il capo. Secondo Sarah Murphy, non chiedere informazioni può rallentare l’onboarding, far calare la fiducia e persino aumentare il senso di solitudine. Fare domande, invece, crea legami e alleggerisce la tensione dei primi giorni.
Chiacchierare con un collega davanti al distributore del caffè, o chiedere un consiglio su un file misterioso, non solo aiuta a capire il lavoro più in fretta ma costruisce anche relazioni umane. E sì, serve più coraggio per rompere il ghiaccio che per leggere il manuale aziendale.
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Timidezza, la vera nemica dell’inserimento
Essere timidi non è un difetto, ma un ostacolo se trasforma il primo giorno in un film muto. Sarah Murphy avverte: aspettare che siano gli altri a fare il primo passo può far sembrare chiusi o disinteressati. Invece, bastano piccoli gesti per uscire dal guscio: un saluto, una battuta leggera, o un semplice “come va?” possono aprire porte più di mille email di presentazione. Alla fine, nessuno si aspetta la perfezione. Il primo giorno serve per imparare, osservare e, soprattutto, non farsi prendere dal panico. Evitare questi tre errori non garantisce il successo, ma almeno evita la figuraccia che, diciamolo, è già un ottimo inizio.

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