L’acqua santa del pozzo etiope provoca quasi un’epidemia di colera in Europa

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L’acqua santa del pozzo etiope provoca quasi un’epidemia di colera in Europa

| 11/06/2025
Fonte: Pexels

Quando l’acqua santa dall’Etiopia diventa un souvenir di colera pericoloso

  • Sette casi di colera in Germania e Regno Unito legati a viaggiatori rientrati dall’Etiopia
  • I pazienti avevano usato acqua santa del pozzo Bermel Giorgis, ritenuto miracoloso
  • L’acqua era contaminata dal batterio Vibrio cholerae in forma altamente resistente
  • I viaggiatori avevano riportato l’acqua in Europa e l’avevano condivisa con altri
  • I medici avvertono: anche l’acqua religiosa può rappresentare un rischio sanitario

 

C’è chi torna dai viaggi con calamite da frigo e chi, più ispirato, porta a casa bottiglie di acqua santa. Purtroppo, alcuni turisti europei hanno scoperto che non tutti i souvenir portano benedizioni. Sette casi di colera in Germania e Regno Unito sono stati collegati a un pozzo etiope venerato per le sue presunte proprietà miracolose. Peccato che, insieme alle grazie, l’acqua dispensava generose dosi di Vibrio cholerae.

Il pozzo in questione, Bermel Giorgis, si trova nel distretto di Quara, in Etiopia, ed è considerato sacro dalla Chiesa Ortodossa locale. I pellegrini lo visitano per lavarsi il viso e bere qualche sorso nella speranza di curare mali fisici e spirituali. Alcuni turisti europei hanno deciso di unirsi al rituale, bevendo l’acqua e, non paghi, imbottigliandola per condividerla a casa. Il risultato? Una mini epidemia da manuale.

Acqua santa dall’Etiopia e colera: un mix esplosivo

Gli esperti hanno confermato che l’acqua portata in Europa era un vero festival di batteri, in particolare il Vibrio cholerae, noto responsabile del colera. L’analisi condotta sulle bottiglie ha rivelato una concentrazione tale da superare ampiamente la soglia infettiva. In altre parole, bastava un sorso per trovarsi catapultati in un incubo gastrointestinale a base di vomito e diarrea.

Ma non finisce qui. Come se non bastasse il batterio, questo ceppo era anche un campione di resistenza: impermeabile a una lunga lista di antibiotici, dai fluoroquinoloni ai macrolidi. L’unica arma ancora efficace? I vecchi e (fortunatamente) affidabili antibiotici a base di tetracicline. Tutti i pazienti si sono ripresi, ma il rischio di una diffusione più ampia è stato davvero vicino.

Viaggi religiosi e rischio sanitario: il colera insegna

Gli esperti di Eurosurveillance, l’agenzia europea per il monitoraggio delle malattie infettive, hanno diffuso il caso come esempio emblematico. Il messaggio è chiaro: anche l’acqua benedetta può veicolare infezioni, soprattutto in aree dove le condizioni igieniche non sono impeccabili. La fede non protegge dai batteri, e la devozione non sterilizza i contenitori in plastica da viaggio.

Il consiglio degli specialisti? Informarsi bene prima di partire, evitare di bere acqua non trattata (anche se proviene da un luogo sacro) e lasciare l’idratazione miracolosa ai post social, non al corpo. In fondo, la salute ha bisogno più di prevenzione che di acque esotiche con effetti collaterali.

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Il colera alla fine è rimasto circoscritto

Nonostante tutto, l’Europa ha evitato il peggio. Il colera è rimasto circoscritto grazie alla prontezza dei medici e alla tracciabilità dei casi. Ma resta l’allerta: i viaggiatori devono prestare attenzione a ciò che ingeriscono e a ciò che decidono di esportare come ricordo. Una bottiglietta dall’aspetto innocente può trasformarsi in un vettore microbiologico internazionale. Insomma, la prossima volta che vi viene voglia di riportare a casa un po’ d’acqua benedetta, forse meglio puntare su una saponetta dell’hotel. Fa meno miracoli, ma sicuramente anche meno danni.

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