Fonte: Commenti Memorabili
Chi pensava che solo meteorologi e app meteo potessero annunciare l’arrivo di un’eclissi solare, dovrà aggiornare le proprie fonti: tra i nuovi “preveditori” ufficiali ci sono anche gli abeti rossi. Non si tratta di stregoneria vegetale ma di scienza, con tanto di studio firmato dall’Istituto Italiano di Tecnologia e dalla University of the West of England.
Secondo la ricerca, gli alberi non solo percepiscono l’arrivo dell’eclissi con largo anticipo, ma diffondono il messaggio tra i vicini attraverso segnali biochimici e impulsi elettrici. Un po’ come un social network arboreo, senza hashtag ma con un’efficienza che farebbe invidia a molte connessioni Wi-Fi.
Lo studio è stato condotto in una foresta delle Dolomiti, dove alcuni sensori su misura hanno registrato un comportamento decisamente insolito: prima ancora che il Sole venisse oscurato, gli abeti mostravano una sincronizzazione nei segnali elettrici. Non stiamo parlando di un riflesso involontario ma di una vera e propria risposta anticipata e coordinata, come se l’intera foresta avesse ricevuto un invito a un blackout cosmico.
A sorprendere di più è che gli alberi più vecchi siano stati i primi a “rispondere”. Secondo i ricercatori, questi esemplari hanno una sorta di memoria ecologica che li rende capaci di riconoscere in anticipo eventi naturali sulla base dell’esperienza passata. Una specie di “anziano saggio” della foresta, che avverte i più giovani su cosa sta per succedere.
L’aspetto più affascinante dello studio è che la foresta si comporta come un sistema unificato, non come una somma di individui. Le piante, insomma, non vivono in isolamento ma formano una rete vivente in grado di reagire agli stimoli esterni in modo collettivo. Un concetto che la scienza sta iniziando a comprendere solo da pochi anni, ma che in natura è attivo da millenni.
Per ottenere questi risultati, i ricercatori hanno utilizzato strumenti a basso consumo energetico in grado di captare le variazioni dell’attività elettrica delle piante. E i dati parlano chiaro: le risposte non sono casuali, ma si attivano in modo coerente ore prima dell’eclissi. Come se gli alberi avessero una sensibilità nascosta, più acuta della nostra.
A questo punto entra in scena il concetto già noto di “wood wide web”: la rete naturale sotterranea con cui le piante si scambiano informazioni. Ma lo studio sulle eclissi va oltre, perché dimostra che non servono nemmeno le radici per comunicare. Gli impulsi viaggiano anche attraverso l’aria e le onde elettriche, in un linguaggio che la scienza inizia solo ora a decifrare.
E mentre noi ci affidiamo ancora alle notifiche del telefono per sapere se pioverà o se il Sole sparirà per un’ora, gli abeti lo sanno già. Non guardano il cielo, non consultano Google, eppure ricevono il messaggio e lo trasmettono agli altri, in una reazione sincronizzata degna di una sala comandi.
Uno degli aspetti più interessanti è il ruolo cruciale degli alberi più vecchi. Questi non sono solo spettatori della natura, ma veri e propri custodi di informazioni ambientali. La loro capacità di anticipare gli eventi potrebbe essere legata a decenni di adattamento e osservazione. Motivo in più per tutelare le foreste antiche: non solo per la biodiversità, ma anche per la memoria collettiva che custodiscono.
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Lo studio è stato presentato anche nel documentario Il Codice del Bosco e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science. Un’ulteriore conferma che sotto la corteccia degli alberi si nasconde un’intelligenza silenziosa e raffinata. Altro che piante immobili: la prossima volta che guarderete un abete, ricordate che potrebbe sapere più di voi su cosa accadrà nel cielo.
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