Autovelox nascosto e multe infinite: cronaca di una beffa pendolare
- Un vigilante ha accumulato 28.000 euro di multe in sei mesi
- Il tratto incriminato è vicino a Mombaruzzo, in provincia di Asti
- L’autovelox era nascosto e poco visibile agli automobilisti
- Le infrazioni sono state notificate tutte insieme, a distanza di mesi
- L’uomo valuta ricorso e rateizzazione, data l’impossibilità di pagare
C’è chi ogni giorno fa il pendolare per lavorare, affronta il traffico, la stanchezza e i distributori automatici, e poi c’è chi, oltre a tutto questo, finisce anche travolto da un’autentica pioggia di multe. È il caso surreale di un vigilante piemontese che, per andare e tornare dal lavoro, ha inconsapevolmente collezionato sanzioni per un totale da capogiro: 28.000 euro. Il tutto per colpa di un autovelox piazzato con la discrezione di un cecchino mimetizzato.
L’uomo percorreva ogni giorno, per motivi di lavoro, la stessa strada tra Nizza Monferrato e Tortona. Nulla di eccezionale, se non fosse che lungo quel tragitto, nella frazione Bazzana di Mombaruzzo, lo attendeva un autovelox nascosto dietro una curva, in cima a un lampione e avvolto da una siepe degna del labirinto di Versailles. Un’installazione che più invisibile non si poteva.
Multe a sorpresa: il problema delle notifiche tardive
I primi segnali erano arrivati lentamente, sotto forma di multe contenute e sporadiche. Poi, a dicembre, il colpo di scena: una comunicazione ufficiale, di quelle che ti fanno controllare due volte l’importo sperando che ci sia uno zero di troppo. Invece era tutto vero: 28.000 euro di infrazioni, tutte accumulate nel tempo, tutte arrivate insieme come un’unica, letale stangata.
Il punto è che si trattava sempre di superamenti minimi del limite, fissato a 70 km/h. Il vigilante, convinto di rispettare il codice, non si era mai accorto di nulla. E come avrebbe potuto, se nessuno lo informava in tempo? La logica direbbe che se si riceve subito la prima sanzione, ci si regola per le volte successive. Ma se la pioggia arriva dopo mesi, l’ombrello è ormai inutile.
Autovelox e segnaletica: questione di trasparenza
La storia ha inevitabilmente acceso un dibattito: quanto devono essere visibili questi dispositivi di rilevamento? La legge impone che siano segnalati, certo, ma se poi vengono nascosti tra la vegetazione o messi in punti poco intuibili, non si rischia di trasformarli in strumenti più vicini alla trappola che alla prevenzione?
Il senso delle multe dovrebbe essere quello di educare alla prudenza, non di fare cassa. E se un autovelox produce centinaia di infrazioni da parte della stessa persona nell’arco di sei mesi, forse c’è qualcosa che non sta funzionando come dovrebbe. Non sul tachimetro, ma nella gestione della sicurezza stradale.
Ricorsi, rate e tanta frustrazione
Ora il lavoratore si trova in una situazione paradossale: con uno stipendio di poco più di mille euro al mese, ha ricevuto una richiesta di pagamento che supera di gran lunga le sue possibilità. Si sta informando su come presentare ricorso e intanto spera in una rateizzazione, magari a vita. Perché una cosa è certa: pagare tutto in una volta è fuori discussione.
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Il caso ha fatto il giro del web, suscitando reazioni tra indignazione e incredulità. Una vicenda che dimostra come l’uso (e l’abuso) degli autovelox possa generare più problemi che soluzioni. E che forse, prima di multare in serie, bisognerebbe fare una revisione… non dell’auto, ma del sistema.

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