La balena a 52 Hz: il canto inascoltato che ha fatto storia
- Nel 1989 è stato registrato per la prima volta un canto di balena a 52 Hz, mai sentito prima
- I dati sono stati analizzati nel 1992 da scienziati della Woods Hole Oceanographic Institution
- La balena non ha mai fatto parte di un gruppo e ha sempre vagato da sola nell’oceano
- Il canto unico non è stato percepito dalle altre balene, che comunicano tra 12 e 25 Hz
- Nel 2010 il canto a 52 Hz è stato rilevato in due punti diversi, suggerendo la presenza di un’altra balena simile
Se i cetacei avessero una playlist, il brano della balena a 52 Hz non sarebbe mai finito in rotazione. Scoperta per caso alla fine degli anni Ottanta, questa balena ha cantato per anni in completa solitudine, lanciando richiami che nessun altro mammifero marino è riuscito a comprendere. Un talento incompreso? Forse. Sicuramente, una delle creature più enigmatiche dell’oceano.
Tutto è iniziato nel 1989, quando gli idrofoni della marina militare statunitense, impegnati nella caccia ai sottomarini durante la Guerra Fredda, hanno registrato un suono singolare. A differenza degli altri canti di balena, solitamente compresi tra 12 e 25 Hz, questo aveva una frequenza di circa 52 Hz. Un vero e proprio fuori onda marino.
Una balena con la voce fuori dal coro
I dati, rimasti classificati per anni, sono stati analizzati nel 1992 da un gruppo di biologi marini guidati dall’oceanografo William Watkins. La scoperta ha suscitato interesse e confusione: il suono aveva tutte le caratteristiche del canto di una balenottera, ma nessuno riusciva a capire da quale specie provenisse. Né balenottera azzurra (con richiami tra 10 e 39 Hz), né comune (attorno ai 20 Hz). Insomma, un’identità sonora tutta sua.
La balena solitaria è stata monitorata regolarmente fino al 2004, percorrendo ogni anno tratte comprese tra circa 700 e 11.000 km. La sua voce è stata registrata ogni anno, tra agosto e settembre e poi tra gennaio e febbraio. Nessun segnale d’interazione, nessun dialogo, nessuna risposta. Come un messaggio in bottiglia che non ha mai trovato spiaggia.
Ipotesi, teorie e qualche sospetto romantico
Nel tempo, gli scienziati hanno formulato le ipotesi più disparate: nuova specie? Esemplare sordo? Malformazione anatomica? Ibrido? L’unica certezza rimasta è che si trattava sempre della stessa balena. Non un concerto, ma un lungo e struggente assolo.
Il nome 52 Hz è diventato un’etichetta più che un’identità, ma la sua fama ha raggiunto anche il pubblico non specializzato. Tra articoli, documentari e discussioni scientifiche, questa creatura è diventata il simbolo della solitudine animale, se non addirittura dell’incomunicabilità moderna. Se poi abbia sofferto o meno questa solitudine, non ci è dato saperlo: di certo non ha mai smesso di cantare.
Dal silenzio al duetto? Forse un lieto fine
Dopo il 2004, le tracce si sono interrotte, ma nel 2010 il canto a 52 Hz è stato nuovamente captato, stavolta al largo della California. La vera novità è stata la registrazione del suono in due punti diversi contemporaneamente, a decine di chilometri di distanza. Forse un secondo esemplare, forse l’inizio di un duetto tanto atteso.
La frequenza di 52 Hz potrebbe quindi non essere più un caso unico. Magari quella balena non è stata incompresa, ma solo in anticipo sui tempi. O forse il suo canto ha finalmente trovato ascolto in un altro cetaceo “fuori standard”.
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Un simbolo di solitudine, ma anche di resistenza
In un mondo in cui comunicare sembra sempre più facile ma capirsi sempre più difficile, la balena a 52 Hz ha raccontato inconsapevolmente una verità universale: si può parlare per una vita intera senza essere ascoltati. Eppure, continuare a farlo non è segno di fallimento, ma di forza. Con buona pace dei cetacei normofrequenti, la balena a 52 Hz ha insegnato che anche una voce fuori dal coro merita attenzione. E magari, con un po’ di fortuna, pure una risposta.

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