Banca porta una donna di 96 anni, costretta a letto, in filiale per verificare la sua identità

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Banca porta una donna di 96 anni, costretta a letto, in filiale per verificare la sua identità

| 04/07/2025
Fonte: YouTube

A 96 anni trasportata in barella per verificare la sua identità: quando la burocrazia supera il buon senso

  • Una donna messicana di 96 anni è stata trasportata in banca in barella per verificare la sua identità
  • BBVA ha richiesto la sua presenza fisica per sbloccare la pensione sospesa da sei mesi
  • La famiglia aveva già fornito documenti legali e procura senza successo
  • La banca ha rifiutato soluzioni alternative nonostante la salute precaria della donna
  • Il caso ha suscitato indignazione pubblica e varie denunce alle autorità

 

In Messico, la burocrazia bancaria ha superato ogni aspettativa quando una donna di 96 anni, incapace di camminare, è stata trasportata in ambulanza su una barella per recarsi personalmente in filiale. Il motivo? Una verifica dell’identità richiesta da BBVA, necessaria per sbloccare la pensione sospesa da sei mesi a causa di un problema nei dati biometrici.

La scena, ripresa da diversi video e foto diffusi sui social messicani, ha provocato un’ondata di indignazione. La donna, Fidelia Vásquez Nuño, è da tempo costretta a letto per motivi di salute, ma ciò non è bastato a convincere la banca ad accettare la documentazione fornita dal figlio e dalla figlia, che includeva procura legale e ogni tipo di carta d’identità disponibile.

Quando l’identità bancaria si scontra con i diritti degli anziani

La famiglia ha raccontato ai media locali di aver provato tutte le strade: uffici, moduli, consulenze legali. Ma nulla. Secondo il racconto del figlio, il direttore della filiale ha ribadito la necessità della presenza fisica dell’intestataria per correggere un errore nei dati biometrici. In sintesi, il volto della signora non corrispondeva più a quello registrato tempo addietro. Strano che dopo novantasei anni non si abbia più l’aspetto della foto del passaporto.

Eppure la banca non ha mostrato flessibilità, né ha offerto soluzioni alternative. Nessuna visita domiciliare, nessun riconoscimento digitale remoto. Solo l’opzione, decisamente discutibile, di caricare una paziente allettata su un’ambulanza e condurla a fare la fila per riavere ciò che le spetta.

Pensione negata per sei mesi: un caso di malaburocrazia

Il caso ha sollevato interrogativi importanti sulla gestione dei servizi bancari destinati agli anziani. In un’epoca in cui l’identità digitale dovrebbe semplificare la vita, ci si ritrova a dover dimostrare di essere vivi trascinati su una barella tra gli sportelli. E non si parla di una somma milionaria, ma di una pensione che rappresenta la sopravvivenza quotidiana per una donna quasi centenaria.

I figli hanno denunciato la banca a diverse autorità, tra cui la Commissione nazionale per i diritti umani e l’Ombudsman dello Stato di Oaxaca. Le immagini virali hanno moltiplicato l’attenzione pubblica e sollevato critiche sulla totale mancanza di empatia del sistema bancario nei confronti delle persone più fragili.

Reputazione in crisi dopo la vicenda

Il danno d’immagine per BBVA è stato immediato. I commenti indignati si sono moltiplicati online, con molti utenti che hanno definito il comportamento della banca disumano. In un contesto in cui le istituzioni finanziarie dovrebbero promuovere inclusione e accessibilità, questo episodio sembra piuttosto un esempio da manuale di “malaburocrazia”.

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Il caso ha anche riacceso il dibattito sulla necessità di rendere i servizi bancari più adatti agli anziani e alle persone con mobilità ridotta. Se si riesce a fare una videochiamata con il medico, perché non si può certificare un’identità a distanza quando è evidente che la persona non è nelle condizioni fisiche per recarsi in filiale? In attesa di un eventuale intervento delle autorità competenti, resta l’immagine paradossale di una donna di 96 anni trasportata come un pacco postale per dimostrare chi è. Un esempio, più triste che grottesco, di come la tecnologia, senza buon senso, possa trasformarsi in una prigione burocratica anziché in una risorsa per la dignità umana.

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