È bello essere scontrosi: i cattivi stati d’animo ci rendono più orientati ai dettagli

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È bello essere scontrosi: i cattivi stati d’animo ci rendono più orientati ai dettagli

| 16/04/2023
Fonte: Pexels

I risultati di uno studio dell’Università dell’Arizona

  • Secondo una nuova ricerca, se si è negativi e più cupi si è più attenti agli errori
  • Si identificano infatti più rapidamente le incongruenze letterarie o scritte
  • Per arrivare a questi risultati, i partecipanti allo studio hanno guardato spezzoni di film tristi e programmi tv divertenti
  • I primi hanno avuto un’alterazione nell’EEG
  • Le persone di cattivo umore, infatti, mostravano una serie di attività cerebrali strettamente associate alla rianalisi

 

La prossima volta che dovrete correggere un documento delicato, potrebbe essere una buona idea riflettere su alcune cose della vita che potrebbero scatenare sentimenti negativi e più cupi. Sembra una strategia strana, ma nuove affascinanti scoperte dell’Università dell’Arizona concludono che quando siamo di cattivo umore tendiamo a identificare più rapidamente le incongruenze letterarie o scritte. Questi risultati, che si basano su ricerche precedenti che indagano sul modo in cui il cervello elabora il linguaggio, provengono da Vicky Lai, assistente alla cattedra di psicologia e scienze cognitive dell’Arizona.

Il team di ricerca si era inizialmente proposto di analizzare e comprendere meglio come il cervello delle persone reagisce al linguaggio quando è di buon umore rispetto a quello negativo. Il Prof. Lai ha spiegato: “Abbiamo dimostrato che quando le persone sono di umore negativo, sono più attente e analitiche. Esaminano ciò che viene effettivamente detto in un testo e non si affidano semplicemente alla loro conoscenza predefinita del mondo”. Il team di ricerca ha influenzato l’umore dei soggetti mostrando loro spezzoni di un film triste (“La scelta di Sophie”) o di un programma televisivo divertente. (“Friends”).

Si attiva una serie di attività cerebrali associate alla rianalisi

È stato somministrato un sondaggio digitale che misurava l’umore dei partecipanti prima e dopo la visione dei filmati. Gli spezzoni divertenti non sembravano influenzare più di tanto lo stato d’animo dei partecipanti, mentre quelli tristi li mettevano in uno stato d’animo peggiore. Successivamente, i partecipanti sono stati incaricati di ascoltare una serie di registrazioni audio emotivamente neutre che consistevano in storie di quattro frasi, ognuna delle quali presentava una “frase critica” che sosteneva o violava la conoscenza predefinita, o familiare, delle parole. Ogni frase critica veniva visualizzata sullo schermo dei soggetti, una parola alla volta. Nel frattempo, mentre ciò accadeva, le onde cerebrali dei partecipanti venivano monitorate dall’EEG.

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Inoltre, sono state mostrate versioni delle storie in cui le frasi critiche erano state scambiate. Di conseguenza, queste affermazioni riviste non erano in linea con il contesto della storia. Gli autori dello studio hanno poi esaminato la reazione del cervello dei soggetti alle incongruenze, a seconda del loro stato d’animo. Questo ha portato alla scoperta che quando i soggetti erano di cattivo umore, mostravano una serie di attività cerebrali strettamente associate alla rianalisi. Di qui la conclusione: “Dimostriamo che l’umore conta e forse quando svolgiamo alcuni compiti dovremmo prestare attenzione al nostro stato d’animo. Se siamo di cattivo umore, forse dovremmo fare cose più orientate ai dettagli, come la correzione di bozze”.

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