Cita Red Bull per pubblicità ingannevole: “Non mi ha messo le ali”

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Cita Red Bull per pubblicità ingannevole: “Non mi ha messo le ali”

| 10/02/2024
Fonte: Pexels

Benjamin Careathers ha sostenuto di non aver mai sperimentato un aumento della sua energia

  • Benjamin Careathers ha intentato una causa contro Red Bull, sostenendo che il marchio faceva pubblicità ingannevole con lo slogan “Red Bull ti mette le ali”
  • Non aveva infatti mai sperimentato un aumento dell’energia dopo aver consumato il prodotto per anni
  • Red Bull ha patteggiato evitando così il rischio di una class action
  • La causa è stata avviata nel 2013, quando Careathers ha accusato Red Bull di fare affermazioni pubblicitarie prive di fondamento scientifico, poiché l’unica vera fonte di energia nella bevanda era la caffeina
  • L’accordo di patteggiamento ha stabilito un tetto massimo di 13 milioni di dollari per il risarcimento, destinato ai consumatori che avevano bevuto Red Bull tra il 2002 e il 2014 e avevano richiesto il rimborso
  • Ogni richiedente avrebbe potuto ricevere un massimo di 10 dollari o 15 dollari in prodotti Red Bull, evitando conseguenze più gravi per il marchio

 

Benjamin Careathers, un uomo statunitense, ha intentato una causa parecchio particolare. Si è infatti mosso contro la Red Bull. Il motivo? A suo dire farebbe pubblicità ingannevole a causa dei suoi slogan. Seppur il marchio pubblicizzi il fatto che “Red Bull ti mette le ali”, Benjamin è arrivato alla conclusione che stanno dicendo il falso. Del resto dopo aver consumato il prodotto per anni non ha mai sperimentato un aumento della sua energia. A ciò si aggiunge il fatto che Red Bull usa ingredienti che non forniscono benefici energetici, come la taurina, che non ha migliorato le prestazioni fisiche.

Vi starete chiedendo ovviamente com’è finita. Ebbene, il noto marchio di bevande energetiche ha patteggiato, di fatto ammettendo che no, Red Bull non mette le ali. Ha infatti accettato di versare 13 milioni di dollari in totale per risarcire i consumatori negli Stati Uniti. Un accordo che di fatto ha evitato il rischio di una class action, ovvero una causa legale collettiva, per pubblicità ingannevole.

Il marchio alla fine ha patteggiato

Tutto è iniziato nel 2013 quando Careathers ha dato il via al processo sostenendo che Red Bull aveva condotto una campagna pubblicitaria ingannevole facendo credere che la sua bevanda garantisse il miglioramento delle prestazioni fisiche. Lui ci aveva creduto, ma non aveva notato nessun tipo di miglioria. E così ha accusato Red Bull di fare affermazioni pubblicitarie prive di fondamento scientifico, dato che l’unico vero principio attivo energetico nella bevanda era la caffeina.

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Il patteggiamento da parte di Red Bull ha stabilito un tetto massimo per il risarcimento fissato in un totale di 13 milioni di dollari destinato ai consumatori che avessero bevuto Red Bull tra il 2002 e il 2014 e che avessero richiesto il rimborso. Ad ogni richiedente sarebbe stato dato un massimo di 10 dollari o 15 dollari in prodotti Red Bull, evitando in questo modo rischi ben peggiori.

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