Come facciamo a imparare dai nostri errori? Risponde la scienza

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Come facciamo a imparare dai nostri errori? Risponde la scienza

| 19/07/2023
Fonte: Pixabay

Imparare dai nostri sbagli: ecco come si fa

  • Un team di ricercatori ha individuato un particolare gruppo di neuroni
  • Il loro scopo è quello di individuare gli errori che compiamo
  • Non appena facciamo uno sbaglio, infatti, si attivano
  • La loro azione non può rimediare all’errore che abbiamo appena compiuto
  • Però, fa in modo che possiamo apprendere dai nostri errori

 

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico: vi siete mai chiesti come il nostro cervello riesca a riconoscere uno sbaglio e a fare in modo che non capiti più? Secondo uno studio pubblicato su Science, è tutto merito di un gruppo di neuroni deputati al controllo delle performance cerebrali, che si attivano in caso di errore. Proprio queste cellule nervose ci permettono di imparare quando le cose non vanno per il verso giusto, valorizzando gli sbagli come preziose occasioni di crescita.

Il termine tecnico con cui gli scienziati indicano questa operazione è monitoraggio della performance: si tratta di un segnale interno, che scatta nel nostro cervello non appena ci rendiamo conto di aver sbagliato. Sebbene sia troppo tardi per ovviare all’errore appena commesso, non lo è per fare tesoro dell’esperienza. Del resto, lo dice anche il proverbio: sbagliando si impara. Ad individuare il peculiare gruppo di neuroni sono stati gli scienziati del Cedars-Sinai Medical Center, negli Stati Uniti.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra

I ricercatori hanno esaminato l’attività cerebrale di un gruppo di pazienti epilettici, monitorandola per mezzo di elettrodi intracranici. Durante l’esperimento ai partecipanti è stato chiesto di svolgere alcuni compiti cognitivi complessi, tra cui il Test di Stroop. In cosa consiste? Ci sono alcuni termini che indicano i colori, ma sono scritti con un inchiostro di tonalità diversa. Ad esempio, la parola blu scritta in rosso. Im questo caso, la sfida consiste nel nominare l’inchiostro, anziché leggere la parola.

Un altro compito, invece, consisteva nell’assistere alla proiezione di tre cifre sullo schermo, di cui due uguali e una diversa. In questo caso, ai partecipanti era richiesto di nominare il numero proiettato una sola volta, resistendo alla tentazione di ripetere la cifra che compariva più di frequente. Insomma, si tratta di quiz a trabocchetto appositamente pensati per confondere il cervello e trarlo in inganno, inducendolo a sbagliare.

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Durante il monitoraggio dell’attività cerebrale, gli scienziati hanno osservato che, subito dopo compiuto uno sbaglio, un gruppo di neuroni della corteccia frontale media si è attivato. Come ha spiegato il dottor Zhongzheng Fu, principale autore dello studio: “Ciò indica che quest’area cerebrale gioca un ruolo nel valutare le decisioni dopo il fatto e non nel prenderle in primo luogo“.

 

 

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