Come l’invecchiamento avanza nel corpo umano secondo uno studio

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Come l’invecchiamento avanza nel corpo umano secondo uno studio

| 23/07/2025
Fonte: Facebook

Il decadimento fisico si diffonde nei tessuti tramite specifiche molecole nel sangue

  • Una proteina chiamata ReHMGB1, rilasciata da cellule senescenti, può diffondere l’invecchiamento ad altri tessuti tramite il sangue
  • Bloccando questa proteina nei topi, si osserva una riduzione dell’infiammazione e un miglioramento della rigenerazione muscolare
  • L’invecchiamento biologico avviene in tre scatti principali: intorno ai 34, ai 60 e ai 78 anni, con forti variazioni nei biomarcatori del sangue
  • Altri studi identificano due ulteriori picchi di accelerazione intorno ai 44 e 60 anni
  • I risultati suggeriscono che l’invecchiamento è un processo dinamico, influenzato da segnali molecolari sistemici e da momenti chiave della vita

 

L’invecchiamento è sempre stato visto come un processo graduale e lineare, ma la realtà è molto più complessa. Nuove ricerche indicano che l’invecchiamento non avviene uniformemente in tutto il corpo, né procede in modo costante nel tempo. Al contrario, si manifesta a “ondate” o “scatti” in momenti specifici della vita e può diffondersi da un tessuto all’altro tramite segnali molecolari.

Alcuni scienziati hanno identificato una proteina chiave, chiamata ReHMGB1, che agisce come un messaggero sistemico dell’invecchiamento, mentre altri studi hanno mappato variazioni marcate nei componenti del sangue a diverse età. Queste scoperte aprono nuove possibilità per comprendere meglio il processo dell’invecchiamento e intervenire in modo più mirato.

Una proteina responsabile dell’invecchiamento

Un importante studio ha evidenziato che le cellule che hanno smesso di dividersi ma non vengono eliminate, rilasciano una proteina chiamata ReHMGB1 nel flusso sanguigno. Questa proteina è in grado di viaggiare attraverso il corpo e innescare l’invecchiamento in cellule sane situate in organi distanti, come ad esempio i muscoli scheletrici. Nei test condotti su topi, l’iniezione di ReHMGB1 ha provocato un aumento dei marcatori senescenti, infiammazione e riduzione della capacità rigenerativa dei tessuti. Al contrario, il blocco di questa proteina mediante anticorpi ha attenuato tali effetti, migliorando la funzionalità muscolare. Questo dimostra che l’invecchiamento cellulare può avere effetti sistemici attraverso molecole che circolano nel flusso sanguigno.

Invecchiamento a fasi nella vita

Un altro studio ha analizzato oltre 4.000 campioni di sangue e ha scoperto che l’invecchiamento biologico non progredisce costantemente, ma accelera improvvisamente in tre periodi distinti: intorno ai 34, ai 60 e ai 78 anni. Queste fasi sono caratterizzate da cambiamenti drastici nella quantità e nel tipo di proteine presenti nel sangue. Tali variazioni sembrano riflettere modifiche nelle funzioni immunitarie, metaboliche e cellulari. I ricercatori suggeriscono che questi “scatti” possano rappresentare momenti critici in cui il corpo diventa più vulnerabile al deterioramento.

Uno studio complementare ha seguito centinaia di adulti fino a 95 anni, monitorando numerosi marcatori molecolari e del microbioma. È emerso che, oltre ai tre scatti principali, ci sono due picchi di accelerazione dell’invecchiamento particolarmente rilevanti: intorno ai 44 anni e poi di nuovo attorno ai 60. In questi momenti, si osservano cambiamenti significativi nella regolazione di zuccheri e grassi, nella forza muscolare, nell’equilibrio immunitario e nella funzione renale. Queste trasformazioni sembrano coinvolgere sistemi differenti, suggerendo che ogni fase potrebbe richiedere strategie preventive o terapeutiche specifiche.

L’invecchiamento si trasmette da un tessuto all’altro

Il corpo, quindi, potrebbe non solo invecchiare in certi momenti critici, ma anche trasmettere l’invecchiamento da un tessuto all’altro. Questo modello integrato, che combina la componente temporale (fasi di accelerazione) e quella sistemica (diffusione tramite proteine), rappresenta un passo avanti importante nella comprensione dell’invecchiamento umano.

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Identificare i momenti in cui il corpo è più sensibile a queste trasformazioni potrebbe consentire interventi medici mirati, sia farmacologici che comportamentali. Inoltre, neutralizzare molecole come ReHMGB1 potrebbe rivelarsi una strategia efficace per rallentare la propagazione dell’invecchiamento e migliorare la salute nella terza età.

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