Com’è nata la faccina sorridente e perché è diventata un’icona globale

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Com’è nata la faccina sorridente e perché è diventata un’icona globale

| 02/03/2024
Fonte: X

Il grafico Harvey Ball la inventò nel 1963 in soli dieci minuti, chiedendo in pagamento poche decine di dollari

  • Nel 1963 e a Worcester, nel Massachusetts, due compagnie assicurative fecero una fusione
  • L’operazione generò un clima di estrema tensione tra i dipendenti
  • Per cercare di ripristinare la serenità negli ambienti di lavoro, i dirigenti pensarono ad una campagna con cui chiedere ai lavoratori di “sorridere”
  • La compagnia di assicurazioni si rivolse ad un grafico di nome Harvey Ball che creò una faccina gialla sorridente
  • Il logo fu stampato e collocato negli uffici, ma ben presto si diffuse anche al di fuori dell’azienda, cominciando la sua corsa verso l’uso a livello globale

 

La faccina gialla sorridente è un’icona usata e riconosciuta in tutto il mondo. Compare su magliette, bottoni, pubblicità, riviste, accompagna i testi nelle chat ed è universalmente utilizzata nei social e nel web.

Le origini

La faccina felice prima di diventare un’emoji a livello globale, nasce come simbolo ideato negli anni ’60 per tirare su il morale ai dipendenti di un’azienda. Era il 1963 e a Worcester, nel Massachusetts, negli Stati Uniti, ci fu la fusione tra due compagnie di assicurazione: State Mutual Life Insurance e Guarantee Mutual Company. L’operazione portò con sé un clima di estrema tensione tra i dipendenti. Per cercare di ripristinare la serenità negli ambienti di lavoro, i dirigenti pensarono ad una campagna con cui si chiedeva ai lavoratori di “sorridere” e di svolgere serenamente le attività quotidiane, collaborando ed essendo cordiali con colleghi e clienti.

L’azienda si rivolse ad un grafico di nome Harvey Ball che, sorprendentemente, impiegò solo 10 minuti per creare la faccina sorridente e chiese solo 45 dollari per il suo lavoro. Il logo sarebbe poi stato stampato su poster o volantini per essere appeso ai muri o essere messo sulle scrivanie.

Il successo inaspettato

Lo smile funzionò e conquistò un successo inaspettato. I poster e i volantini vennero stampati in numero sempre maggiore e furono condivisi anche al di fuori dell’azienda, mentre la faccina comparve anche su nuovi supporti, come bottoni e magliette. Il logo cominciò a diffondersi negli Stati Uniti e a varcare i confini nazionali. Nel 1972 si stima che siano stati venduti circa 50 milioni di bottoni con la faccina sorridente.

In un’intervista all’Associated Press Ball spiegò che aveva disegnato «un cerchio con un sorriso su carta gialla perché era solare e luminoso». Il disegno era intenzionalmente imperfetto: per il sorriso usò una linea irregolare, quasi sbilenca, e allo stesso tempo anche gli occhi non erano uniformi per dimensione e posizione. Fu proprio la semplicità dell’immagine a decretarne il successo. Né il grafico né la compagnia assicurativa registrarono il marchio e l’icona si diffuse liberamente a livello globale.

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Nel 1972 Franklin Loufrani, un giornalista francese, usò una faccina sorridente che presentava un design leggermente diverso da quello di Ball nel suo giornale. Loufrani in seguito registrò il marchio del disegno in più di 100 paesi, fondò la Smiley Company e iniziò a vendere trasferibili per magliette. L’azienda ha quindi concesso in licenza l’immagine per i prodotti in tutto il mondo, nonché per l’uso nelle emoticon. Tuttavia, a quel punto, la faccina sorridente era diventata un simbolo diffuso di felicità ed era utilizzata su vari media, con molte aziende che rivendicavano la proprietà di lievi varianti sul design originale.

Nel corso del tempo ciò ha portato a battaglie legali su chi possiede i diritti su determinate versioni del design, il più notevole dei quali è stato il caso giudiziario tra la Smiley Company di Loufrani e Walmart.

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