Ecco perché non dovremmo condividere le foto dei nostri figli online

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Ecco perché non dovremmo condividere le foto dei nostri figli online

| 09/08/2023
Fonte: Pixabay

Una campagna svela tutti i rischi dello sharenting

  • L’espressione sharenting deriva dall’unione di to share (condividere) e parents (genitori)
  • Il termine, infatti, si riferisce al fenomeno di condivisione di foto di minori online da parte dei loro genitori
  • Una campagna di sensibilizzazione ha evidenziato i rischi connessi a questa pratica
  • Per farlo, è stato realizzato un video in cui l’immagine di una bambina è stata manipolata in modo sbalorditivo
  • Tra i pericoli dello sharenting ci sono furti di identità, truffe e pedopornografia infantile

 

Si chiama sharenting ed è un fenomeno che consiste nella condivisione costante sui social media delle foto dei propri figli. Questa pratica è tanto diffusa quanto dannosa. Per questo, l’azienda di telecomunicazioni tedesca Deutsche Telekom ha deciso di realizzare un video per mettere in guardia da tutti i pericoli dello sharenting.

Il filmato fa parte della campagna “ShareWithCare”, il cui obiettivo è quello di sensibilizzare le persone sulla gestione dei dati sensibili online. Il video è intitolato “Message from Ella” e mostra una bambina di 9 anni trasformata nella sua versione digitale adulta grazie al ricorso all’intelligenza artificiale. È proprio Ella a rivolgersi ai suoi genitori e a elencare le conseguenze negative della pratica di pubblicare sul web le foto di minori. Poiché manipolare l’immagine dei bambini è molto più semplice rispetto a quella degli adulti, sono proprio i più piccoli a essere maggiormente a rischio di furti di identità, profili falsi sui social network e truffe basate sull’utilizzo delle loro foto modificate con il ricorso alla tecnica del deepfake. Senza contare, poi, che esiste un rischio ancora più terribile, che riguarda la pornografia infantile.

“Per favore mamma e papà, proteggete la mia privacy online”

I responsabili della campagna di sensibilizzazione hanno spiegato: “Ogni persona, compreso un bambino, ha il diritto di prendere le proprie decisioni sulla propria identità digitale.

Ma gli studi dimostrano che all’età di cinque anni, il bambino medio ha 1500 foto di se stesso online – caricate senza il suo consenso, da coloro di cui si fida di più: i suoi genitori. E gli esperti prevedono che entro il 2030, due terzi di tutti i casi di furto di identità riguarderanno la condivisione.

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Condividendo incautamente le immagini dei bambini online, i tutori rischiano di esporre involontariamente i bambini alla profilazione da parte di intermediari di dati, hacking, riconoscimento facciale, pedofilia e altre minacce alla privacy e alla sicurezza“.

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