Cosa succede se un astronauta perde la vita nello spazio?

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Cosa succede se un astronauta perde la vita nello spazio?

| 14/02/2025
Fonte: Pixabay

La Nasa ha stilato un protocollo con cui gestire un decesso nello spazio, garantendo il rispetto del defunto e la sicurezza dell’equipaggio

  • La Nasa ha stilato un dettagliato protocollo con cui gestire eventuali morti di astronauti nello spazio
  • Gli astronauti durante la fase di addestramento affrontano anche “simulazioni di morte” per essere preparati ad affrontare un decesso in orbita
  • Ogni operazione mira a gestire con dignità i resti del defunto e a garantire la sicurezza dei membri dell’equipaggio
  • Il corpo verrebbe preservato all’interno della tuta spaziale per rallentare la decomposizione e chiuso in una camera stagna
  • Il defunto potrebbe tornare sulla terra in pochi giorni all’interno di una capsula speciale oppure attendere la fine della missione

 

Sono trascorsi ormai più di 60 anni dal primo viaggio dell’uomo nello spazio e nel corso dei decenni le missioni spaziali sono diventate sempre più numerose. Le agenzie spaziali di tutto il mondo hanno registrato molti successi ma anche delle sconfitte. Ci sono state missioni tragiche che hanno portato complessivamente alla morte di 20 persone. I decessi sono avvenuti per incidenti durante il lancio o il rientro delle navicelle spaziali, non lasciando scampo ai membri degli equipaggi.

L’addestramento con le simulazioni di morte

Ma cosa succederebbe se si verificasse il decesso di un astronauta in orbita nella Stazione Spaziale o durante un viaggio verso la Luna o Marte? A questo proposito la Nasa ha stilato un protocollo dettagliato su come gestire la situazione, gestire con dignità i resti del defunto e garantire la sicurezza dei membri dell’equipaggio. L’agenzia spaziale prevede anche “simulazioni di morte” per addestrare gli astronauti ad affrontare una tale eventualità, assicurando che siano pronti a gestire situazioni di emergenza con professionalità e rispetto.

In caso di morte di un astronauta durante un’attività extraveicolare (EVA), la procedura prevede il recupero del corpo all’interno della stazione spaziale. In base alle disposizioni, il corpo verrebbe mantenuto all’interno della tuta pressurizzata per prevenire la decomposizione rapida e l’emissione di odori sgradevoli o gas potenzialmente nocivi. Ci sarebbe poi il trasferimento in una camera a chiusura stagna per mantenere il corpo a bassa temperatura fino al momento del rientro sulla Terra.

In caso di decesso a bordo dell’ISS, le opzioni includono il ritorno dei resti sulla Terra attraverso un’apposita capsula, oppure, la loro espulsione in una traiettoria di smaltimento o la distruzione durante il rientro atmosferico. La decisione finale tiene conto delle circostanze specifiche e delle volontà dell’equipaggio, tenendo conto che la sicurezza degli astronauti deve essere sempre preservata.

La sicurezza dell’equipaggio

«Se durante una missione dovesse verificarsi un decesso, una delle preoccupazioni più immediate e principali sarebbe come garantire la sicurezza dei restanti membri dell’equipaggio», si legge nel protocollo della Nasa. «La salute dell’equipaggio sopravvissuto deve essere preservata all’interno di un ambiente abitabile, poiché dopo la morte il corpo inizia a decomporsi e diventa un rischio biologico». Nel caso di un decesso sulla ISS o in un viaggio verso la Luna, il corpo potrebbe tronare sulla terra nel giro di pochi giorni.

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Per missioni più lunghe, come quelle pianificate verso Marte, la gestione di una morte diventa più complessa. Il viaggio verso il pianeta rosso durerebbe diversi mesi e non sarebbe possibile un rapido ritorno sulla Terra. In tal caso, il corpo verrebbe probabilmente conservato in una camera separata o in un apposito sacco, sfruttando le condizioni di temperatura e umidità all’interno del veicolo spaziale per rallentare la decomposizione. Il defunto tornerebbe quindi sula Terra insieme all’equipaggio al termine della missione.

 

 

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