Denti del giudizio: arrivano tardi, danno fastidio e non servono a molto

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Denti del giudizio: arrivano tardi, danno fastidio e non servono a molto

| 22/05/2025
Fonte: Pexels

Perché spuntano i denti del giudizio e a cosa ce ne facciamo?

  • I denti del giudizio sono terzi molari che spuntano tra i 17 e i 25 anni
  • Servivano ai nostri antenati per masticare cibi duri e crudi
  • Oggi spesso non trovano spazio nella mascella moderna più piccola
  • Possono causare dolore, infiammazioni, carie e affollamento dentale
  • Se problematici, è consigliata l’estrazione o l’uso di prodotti con clorexidina

 

Appaiono in scena quando pensavamo che la bocca avesse già dato il meglio di sé: i denti del giudizio sono i classici ospiti non invitati. Spuntano tra i 17 e i 25 anni, nel momento esatto in cui ci si aspetta un po’ di maturità… e invece arriva solo mal di denti.

Questi famosi terzi molari sono una reliquia dell’evoluzione: servivano a masticare radici, carne cruda e qualsiasi cosa potesse mettere alla prova una mascella da Homo Sapiens. Oggi, con una dieta a base di cibi teneri e frullatori performanti, si sono guadagnati il titolo di “denti senza causa”.

Denti del giudizio: i molari che si credono protagonisti

Il problema è che la bocca moderna è diventata una casa piccola con troppi inquilini. I denti del giudizio, poverini, provano comunque a uscire. Ma senza lo spazio necessario, finiscono spesso per crescere storti, semi-inclusi o addirittura incastrati sotto la gengiva.

Risultato? Dolore, gengive infiammate, affollamento dentale, cisti, carie e, nei casi peggiori, una faccia gonfia degna di un selfie… da evitare. In alcune persone nemmeno si presentano. E quando non ci sono, nessuno ne sente la mancanza: un’assenza che non fa male a nessuno.

Denti del giudizio: perché ci fanno ancora impazzire

Se i denti del giudizio crescono bene, possono anche convivere pacificamente con il resto della dentatura. Ma quando iniziano a fare i capricci, la soluzione più comune resta l’estrazione chirurgica. Niente panico: con anestesia locale e un buon dentista, si sopravvive.

In alternativa, se il fastidio è ancora limitato, si può intervenire con una terapia antibiotica e prodotti ad azione antibatterica. I risciacqui con clorexidina, ad esempio, aiutano a mantenere la zona pulita, riducendo l’infiammazione e prevenendo infezioni.

La clorexidina: alleata della tua bocca

La clorexidina è come il bodyguard della tua bocca: disinfetta, riduce i batteri e aiuta i tessuti a guarire. È l’ideale in caso di gengive infiammate, piccole lesioni, afte e problemi legati ai famigerati denti del giudizio.

Utilizzarla è semplice: collutori e gel specifici sono reperibili ovunque e rappresentano un valido aiuto per evitare complicanze peggiori. Naturalmente, vanno usati nel contesto di una buona igiene orale. Lavarsi bene i denti, passare il filo interdentale e non ignorare il fastidio è la base.

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Un’eredità che possiamo (quasi sempre) lasciarci alle spalle

In conclusione, i denti del giudizio sono come un parente lontano che si presenta all’improvviso: magari ha anche buone intenzioni, ma spesso porta solo grattacapi. Se si fanno strada senza problemi, tanto di guadagnato. Ma se iniziano a fare danni, meglio intervenire subito. Anche perché, se c’è una cosa che la bocca non ama, è il dramma dentale non risolto. E diciamolo: abbiamo già abbastanza problemi senza aggiungere quelli di un dente preistorico.

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