Dire bugie crea dipendenza: lo studio

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Dire bugie crea dipendenza: lo studio

| 03/01/2024
Fonte: Pixabay

Lo studio dell’University College di Londra: dire bugie crea dipendenza

  • Pensate che mentire una volta soltanto non sia così grave?
  • Secondo i ricercatori dire le bugie crea dipendenza
  • Uno studio ha dimostrato che il nostro cervello si abitua a dichiarare il falso
  • Con il passare del tempo, la sensazione di disagio si riduce
  • Non mancano le giustificazioni più classiche che usiamo per scusare la nostra disonestà

 

Piccola, innocente, a fin di bene. A tutti capita almeno una volta nella vita di dire una bugia e pensando che in fondo, se fatto una volta soltanto, mentire non sia poi così grave. La scienza, però, non è affatto d’accordo. Secondo la ricerca condotta dagli scienziati dell’University College, infatti, dire le bugie crea dipendenza. Gli studiosi hanno esaminato il nostro cervello mentre mentiamo, per capire cosa succede.

I risultati dell’esperimento? Davvero incredibili. Infatti, “Il cervello mostra una sorta di adattamento. Si innesca un meccanismo biologico che agisce come un piano inclinato. Quel che inizia come una piccola azione disonesta può subire una escalation fino a diventare trasgressione grave“. Come hanno osservato gli studiosi, la prima volta che mentiamo si attiva una particolare area cerebrale che segnala una sensazione di disagio. Si tratta dell’amigdala, legata alle nostre reazioni emotive. Dalla seconda bugia in poi, però, la zona si attiva sempre meno.

Una menzogna tira l’altra

Insomma, dire le bugie crea dipendenza e riduce progressivamente i nostri sensi di colpa nel dichiarare il falso. Per dimostrarlo, gli scienziati hanno coinvolto 80 volontari in un esperimento. Ai partecipanti è stato chiesto di contare quanti penny erano contenuti in un barattolo. La situazione era ideale per mentire: zero possibilità di essere scoperti, con tanto di piccolo guadagno extra.

Nella prima delle 60 ripetizioni dell’esperimento, in media i volontari hanno “trafugato” 4 sterline. Nell’ultima ripetizione, invece, la cifra è raddoppiata. Il tutto, senza che l’amigdala segnalasse particolari disagi durante l’operazione disonesta. Alla fine dell’esperimento, è stato rilevato che il 90% dei partecipanti ha mentito e imbrogliato. Le strategie più usate per combattere l’iniziale disagio causato dal fatto di mentire?

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Decisamente prevedibili: fanno tutti così, io ne avevo davvero bisogno, c’è chi si comporta peggio di me. Secondo il neurologo Aglioti si tratta di reazioni che non sorprendono: “Quando la disonestà è diffusa, i nostri standard morali si abbassano. Un’altra ricerca l’anno scorso dimostrava che nelle nazioni dove la corruzione è più diffusa anche i singoli individui si comportano in maniera meno onesta“. E voi, cosa avreste fatto?

 

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