Essere bilingue può aiutare il cervello a resistere ai danni dell’Alzheimer

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Essere bilingue può aiutare il cervello a resistere ai danni dell’Alzheimer

| 21/05/2025

Parli due lingue? Il tuo cervello combatterà meglio l’Alzheimer

  • Uno studio canadese mostra che i bilingui con Alzheimer mantengono meglio il volume dell’ippocampo
  • Il cervello bilingue sembra resistere di più al deterioramento tipico della malattia
  • Anche chi ha imparato una seconda lingua in età adulta mostra benefici
  • Non si tratta di una cura, ma di una potenziale forma di “manutenzione cerebrale”
  • Parlare due lingue può essere parte di strategie preventive per l’invecchiamento sano

 

Imparare una seconda lingua può sembrare solo un’ottima scusa per guardare film in versione originale o impressionare al ristorante etnico. Ma secondo la scienza, c’è di più: il cervello potrebbe apprezzare questo sforzo ben oltre l’ordinazione del menù. Uno studio condotto dalla Concordia University ha infatti osservato un fenomeno interessante nei pazienti affetti da Alzheimer: i bilingui sembrano cavarsela meglio.

Il punto non è tanto nel parlare perfettamente due idiomi o nel saper citare poesie in francese. Anche chi ha imparato una seconda lingua dopo i cinque anni (con risultati più o meno brillanti) ha mostrato segni di resistenza cerebrale alla malattia. Il protagonista di questa resistenza è l’ippocampo, quell’area del cervello cruciale per la formazione dei ricordi e, purtroppo, una delle prime a cedere sotto i colpi dell’Alzheimer.

Bilinguismo e Alzheimer: una questione di struttura cerebrale

Nella ricerca, pubblicata su Bilingualism: Language and Cognition, i ricercatori hanno esaminato le immagini cerebrali di oltre 360 persone, con vari gradi di declino cognitivo. L’obiettivo? Capire se parlare due lingue aiutasse a conservare la materia cerebrale nelle zone coinvolte dalla malattia.

Spoiler: chi parlava due lingue mostrava un ippocampo più voluminoso rispetto ai monolingui con lo stesso livello di malattia. No, non si tratta di superpoteri. Piuttosto, sembra che il cervello bilingue abbia imparato a “fare manutenzione” meglio, preservando la struttura anche quando l’età e la malattia iniziano a farsi sentire.

Il cervello bilingue resiste di più

Questa differenza tra chi parla una lingua e chi ne parla due non si traduce in una “immunità” alla malattia. Ma è un indizio importante: parlare due lingue potrebbe ritardare i sintomi o rendere il cervello più resiliente.

E non serve essere poliglotti da dizionario. Nello studio, molti partecipanti bilingui avevano competenze linguistiche modeste o avevano appreso la seconda lingua in età adulta. Eppure, il beneficio si è fatto notare comunque. La conclusione? Anche un bilinguismo “da sopravvivenza” potrebbe offrire vantaggi cerebrali interessanti.

Le lingue come palestra mentale

La teoria è semplice: gestire due lingue richiede uno sforzo cognitivo continuo, una sorta di ginnastica mentale che stimola l’attenzione, la memoria e la flessibilità. Insomma, più che un dono innato, il bilinguismo diventa uno strumento per tenere il cervello in forma.

Questa “manutenzione mentale” è diversa dalla classica idea di “riserva cognitiva”, ovvero la capacità di funzionare bene nonostante il cervello stia subendo danni. Qui, invece, parliamo di struttura: il cervello stesso appare fisicamente meglio conservato.

Una lezione per tutti: mai troppo tardi per imparare

Il messaggio dello studio è chiaro e rassicurante: non è necessario essere madrelingua da tre generazioni per ottenere benefici. Anche iniziare a imparare una lingua da adulti, con costanza e senza ambizioni accademiche, può avere effetti positivi a lungo termine. Naturalmente, parlare due lingue non è una garanzia contro le malattie neurodegenerative.

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Ma in un mondo che invecchia sempre di più, può rappresentare una delle tante strategie intelligenti per ritardare il declino cognitivo e mantenere una qualità di vita più alta. Alla fine dei conti, parlare più di una lingua può essere molto più di una skill da CV. È un potenziale investimento sulla salute del cervello. E se serve un’ulteriore motivazione per riprendere quel corso di spagnolo abbandonato, ora c’è anche quella.

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