Finge di essere muta per 16 anni: scoperta e denunciata per truffa ai danni dell’assicurazione

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Finge di essere muta per 16 anni: scoperta e denunciata per truffa ai danni dell’assicurazione

| 04/06/2025
Fonte: Pexels

Truffa protratta per 16 anni: il caso della donna che ha finto il mutismo per una pensione

  • Una donna spagnola ha finto di essere muta per 16 anni per ottenere una pensione d’invalidità
  • La sua condizione era stata riconosciuta dopo un’aggressione sul lavoro nel 2003
  • Un’indagine privata ha rivelato che la donna parlava normalmente nella vita quotidiana
  • Le prove video hanno confermato la simulazione, portando a una causa legale
  • Il tribunale ha dato ragione all’assicurazione e ora la donna rischia sanzioni economiche

 

In Spagna un caso giudiziario ha riportato all’attenzione pubblica il delicato tema delle frodi ai danni del sistema previdenziale. Una donna della regione dell’Andalusia ha finto di essere muta per ben 16 anni, continuando a percepire una pensione di invalidità legata a un trauma subito sul lavoro. La vicenda ha avuto inizio nel 2003, quando la donna, impiegata in un supermercato, fu aggredita da un cliente. A seguito dell’episodio, ricevette una diagnosi di disturbo post-traumatico e perdita della parola.

Nel corso degli anni, la pensione le è stata corrisposta regolarmente. Tuttavia, l’assicurazione incaricata di coprire l’indennizzo ha iniziato a notare alcune incongruenze nei referti medici. A partire dal 2009, nessuno degli specialisti consultati dalla donna – tra cui un dermatologo, un ortopedico e un oculista – aveva segnalato problemi di linguaggio nei propri report. Questa discrepanza ha portato a ulteriori verifiche.

Truffa di finto mutismo per la pensione di invalidità

Per approfondire il caso, l’assicurazione ha deciso di affidarsi a un investigatore privato. Il detective ha seguito la donna per alcune settimane, raccogliendo immagini e video che hanno mostrato una realtà molto diversa da quella ufficiale. È emerso che la donna conduceva una vita del tutto normale, parlava al telefono, chiacchierava fuori dalla scuola con altre madri e partecipava persino a lezioni di Zumba.

La prova decisiva è arrivata quando l’investigatore l’ha avvicinata fingendosi un passante in cerca di indicazioni stradali. La donna ha risposto con naturalezza, spiegando con chiarezza il percorso, senza sapere di essere registrata. Questo materiale è stato poi presentato in tribunale come prova inconfutabile della simulazione del mutismo.

La sentenza del tribunale e le conseguenze legali per la donna

Il caso è stato esaminato dal Tribunale Superiore di Giustizia dell’Andalusia, che ha stabilito che le registrazioni prodotte erano valide e che l’assicurazione non era più tenuta a corrispondere la pensione. La donna ha cercato di contestare la legittimità della registrazione, sostenendo una violazione dei suoi diritti, ma la Corte ha rigettato l’argomentazione.

Il giudice ha affermato che il comportamento della donna rappresentava una simulazione di pseudomutismo o una notevole regressione dei sintomi, ormai assenti. Dopo 16 anni di prestazioni percepite in modo illecito, il sistema assicurativo ha quindi ottenuto giustizia.

Ora si apre una nuova fase legale per quantificare la sanzione economica che la donna dovrà restituire, oltre alla possibilità di una causa civile da parte dell’assicurazione per recuperare le somme versate.

Frodi ai danni del welfare: un tema sensibile e attuale

Questo caso non solo mette in luce l’ingegno utilizzato da alcuni per trarre profitto dal sistema di welfare, ma solleva anche importanti questioni etiche. Frodi di questo tipo minano la fiducia collettiva nei confronti delle misure di protezione sociale e rischiano di danneggiare le persone che realmente necessitano di aiuto.

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La vicenda spagnola dimostra quanto sia necessario un controllo attento e continuo, ma anche quanto sia fondamentale trattare questi episodi con il giusto equilibrio tra fermezza e rispetto per la complessità umana. Simulare una disabilità è un reato grave, e a pagarne il prezzo, spesso, non è solo il colpevole, ma l’intero sistema.

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