Il caldo ci ruba gli anni: così le ondate di calore ci fanno invecchiare prima

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Il caldo ci ruba gli anni: così le ondate di calore ci fanno invecchiare prima

| 05/11/2025
Fonte: Pexels

Una ricerca rivela che le temperature estreme non solo ti fanno sudare: ti fanno anche invecchiare

  • Le ondate di calore accelerano l’invecchiamento biologico, secondo una ricerca su 25.000 persone
  • Quattro giorni di caldo estremo in più ogni due anni equivalgono a nove giorni di invecchiamento corporeo
  • I più colpiti sono lavoratori manuali e residenti di aree rurali senza aria condizionata
  • L’invecchiamento biologico può essere fino a quattro volte più rapido per chi lavora all’aperto
  • Gli scienziati avvertono: il danno da caldo non è temporaneo ma cronico e cumulativo

 

Se pensavi che l’estate fosse solo una questione di infradito e ventilatori, sappi che il tuo corpo non la prende altrettanto alla leggera. Le ondate di calore non sono solo un fastidio stagionale, ma una vera trappola biologica che accelera il nostro invecchiamento, come dimostra una ricerca pubblicata su Nature Climate Change.

Gli scienziati dell’Università di Hong Kong hanno seguito per 15 anni circa 25.000 adulti a Taiwan, confrontando la loro esposizione al caldo con la loro età biologica, cioè quella reale dei loro organi, e non semplicemente quella anagrafica scritta sulla carta d’identità. Il risultato è tutt’altro che rassicurante: più ci si espone alle temperature estreme, più il corpo invecchia.

Quattro giorni di caldo bastano per toglierti nove di vita biologica

Lo studio ha tradotto i dati in numeri chiari e, purtroppo, inquietanti: quattro giorni in più di caldo estremo in un periodo di due anni fanno “invecchiare” il corpo di circa nove giorni. Pochi? Forse, ma è l’accumulo a fare la differenza. Come ha spiegato il dottor Cui Guo, a capo della ricerca, se questo effetto si ripete per decenni, l’impatto sulla salute può diventare enorme.

Il problema, ovviamente, non colpisce tutti allo stesso modo. Alcune categorie di persone rischiano molto di più, soprattutto chi lavora all’aperto o vive in aree rurali senza aria condizionata. Per questi gruppi, l’invecchiamento biologico avanza quasi quattro volte più rapidamente, arrivando a un aumento di ben 33 giorni nello stesso periodo di osservazione.

Quando il caldo è più pericoloso del fumo

Il professor Paul Beggs, esperto del clima e della salute umana, ha definito questa scoperta un vero cambio di paradigma. Fino a oggi si pensava che il caldo fosse un rischio acuto, capace di provocare disidratazione o colpi di calore, ma temporaneo. Ora la scienza rivela che il danno è cronico e progressivo, paragonabile a quello causato da stili di vita non salutari come fumare o mangiare male.

Il caldo, insomma, non si limita a farti cercare disperatamente l’ombra: lavora in silenzio, giorno dopo giorno, modificando il tuo organismo. È come un abbonamento non richiesto al programma “invecchia con me”, che non puoi disdire neanche con l’aria condizionata accesa.

Chi rischia di più (e perché dovremmo preoccuparci tutti)

Lo studio mette in luce anche una preoccupante disuguaglianza sociale. Chi ha un lavoro manuale o vive in zone con meno risorse energetiche è più esposto al calore e, di conseguenza, a un invecchiamento accelerato. È un problema che non riguarda solo la salute individuale, ma anche quella collettiva, soprattutto in un mondo che si riscalda sempre di più.

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E il quadro, purtroppo, potrebbe essere persino peggiore di quanto appare. Il campione analizzato era composto da persone mediamente più giovani e sane della popolazione generale, quindi è probabile che gli effetti reali del caldo sull’invecchiamento siano ancora più forti, soprattutto tra anziani e persone con patologie croniche. Insomma, il caldo non è più una semplice seccatura stagionale: è un nemico biologico che, con ogni nuova ondata, ci sottrae un pezzo di giovinezza. E se gli esperti hanno ragione, la prossima volta che ti lamenterai per l’afa, ricorda: non stai solo sudando, stai forse anche invecchiando un po’ più in fretta.

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