Il rifiuto in amore fa male come un pugno: lo conferma la scienza

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Il rifiuto in amore fa male come un pugno: lo conferma la scienza

| 26/04/2025
Fonte: Pexels

Le scansioni cerebrali mostrano che un rifiuto in amore accende nel cervello le stesse regioni attivate dal dolore fisico

  • Il rifiuto in amore attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nel dolore fisico
  • Lo studio ha coinvolto 40 persone da poco lasciate, sottoposte a scansione fMRI
  • La corteccia somatosensoriale secondaria e l’insula posteriore dorsale sono risultate attive in entrambe le esperienze di dolore
  • Oltre l’88% delle attivazioni cerebrali osservate nel dolore emotivo coincide con quelle del dolore fisico
  • Il dolore emotivo è neurologicamente reale: l’amore che finisce lascia segni anche nel cervello

 

C’è chi dice che il cuore spezzato faccia male sul serio. E, come spesso accade, la scienza arriva puntuale a dare una spiegazione (e un po’ di conforto) anche alle pene d’amore. Un team di ricercatori guidato da Ethan Kross ha condotto uno studio pionieristico utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), per analizzare in modo preciso come il nostro cervello reagisce di fronte al rifiuto in amore. I risultati? Sorprendenti e, per certi versi, consolatori: il dolore emotivo legato a una rottura sentimentale attiva le stesse regioni cerebrali coinvolte nella percezione del dolore fisico.

Lo studio: il dolore emotivo e quello fisico attivano le stesse aree cerebrali

A differenza delle ricerche precedenti, che si sono limitate a osservare le dinamiche dell’esclusione sociale generica, questo studio si è focalizzato esclusivamente sul rifiuto in amore, ovvero su un tipo di dolore emotivo ben più personale e intenso. Per farlo, i ricercatori hanno selezionato un campione di 40 partecipanti che avevano recentemente subito una rottura amorosa. Durante l’esperimento, ognuno di loro è stato sottoposto a scansione fMRI, mentre eseguiva compiti progettati ad hoc per stimolare sia il ricordo della relazione finita che esperienze di dolore fisico simulato.

Gli stimoli comprendevano, tra le altre cose, l’esposizione a fotografie dell’ex-partner (dolore emotivo) e la somministrazione controllata di stimoli termici (caldo e freddo) non nocivi, ma fastidiosi (dolore fisico). Il tutto, ovviamente, mantenendo un equilibrio tra le due tipologie di stimolazione per garantire una comparazione valida.

Ebbene, i risultati ottenuti non lasciano molto spazio a dubbi: il cervello risponde al rifiuto sentimentale attivando le stesse aree neurali coinvolte nella percezione del dolore fisico. Nello specifico, regioni come la corteccia somatosensoriale secondaria e l’insula posteriore dorsale — fondamentali nell’elaborazione del dolore corporeo — sono state attivate anche durante l’esperienza del rifiuto amoroso.

I dati fMRI rivelano un legame profondo tra sofferenza d’amore e dolore fisico

A rafforzare ulteriormente questa tesi, lo studio ha confrontato i propri risultati con un corpus di ben 500 studi precedenti sul dolore fisico. Il confronto ha rivelato che oltre l’88% delle aree cerebrali attivate durante il rifiuto in amore coincide con quelle normalmente associate al dolore fisico. Una percentuale decisamente elevata, che suggerisce una rappresentazione neurale sorprendentemente simile tra i due tipi di sofferenza.

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Un dettaglio interessante emerso durante l’esperimento riguarda l’intensità della risposta cerebrale. Nonostante gli stimoli fisici fossero volutamente tenuti a bassa intensità per motivi etici (nessuno è stato arrostito, insomma), le attivazioni neurali risultavano più intense nel caso del dolore fisico rispetto a quello emotivo. Tuttavia, l’esperienza del dolore emotivo non può certo essere considerata marginale: l’attivazione cerebrale è stata significativa, e la visione della foto dell’ex-partner ha generato risposte molto più forti rispetto a immagini neutre, come quelle di amici dello stesso sesso.

Questi dati offrono una visione nuova e affascinante della sofferenza amorosa: non è solo “tutto nella testa” in senso figurato, ma anche in senso letterale. Il nostro cervello, quando affronta la fine di una relazione importante, reagisce come se fosse stato colpito fisicamente. Ed ecco spiegato perché ci sentiamo a pezzi, svuotati, incapaci di reagire: stiamo elaborando un dolore vero, tangibile, anche se invisibile.

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