La curiosa storia della “Bibbia Cattiva”

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La curiosa storia della “Bibbia Cattiva”

| 04/01/2024
Fonte: Wikimedia

Un piccolo dettaglio ha rovinato due carriere, scandalizzato l’Europa e portato a un’epurazione di massa dei libri

  • Un tempo stampare i libri richiedeva un impegno immenso e quasi infinito
  • Spesso vi erano dunque errori grammaticali o di stampa
  • Uno in particolare, però, ha fatto notizia fino ai giorni nostri
  • Ebbe conseguenze molto serie per i responsabili e non solo
  • Riguarda la stampa della Bibbia di Re Giacomo, ribattezzata “malvagia” proprio per via di questo errore

 

Oggi tutti noi ci affidiamo al controllo ortografico per evitare errori di battitura nei loro lavori scritti. Quando la posta in gioco è particolarmente alta, ci si rivolge a un editor professionista per avere un aiuto su tutto, dall’editing delle righe alla struttura e al flusso generale. Dopotutto, gli errori nel testo possono portare a cattive recensioni per gli autori e, in generale, a un’inutile figuraccia. Mentre la maggior parte degli errori tipologici e grammaticali porta a poco più di una risatina o a un piccolo malinteso, un errore di stampa del XVII secolo si è rivelato così sfortunato da costare la carriera a due uomini, la vita di uno dei due e da scandalizzare i religiosi per secoli.

L’errore portò persino a un’epurazione dei libri così profonda che solo una manciata di copie è sopravvissuta fino ai giorni nostri. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla Bibbia di Re Giacomo del 1631, ritenuta “malvagia” da Re Carlo I e dall’Arcivescovo di Canterbury. La Bibbia di Re Giacomo autorizzata contiene 783.137 parole e ben 3.116.480 lettere. Per gli stampatori del XVII secolo pubblicare un’opera del genere era incalcolabilmente noioso perché dovevano impostare a mano i caratteri e gli spazi di ogni pagina prima di stampare i duplicati. Il processo procedeva a passo di lumaca, una pagina alla volta. Come si può immaginare, si commettevano degli errori. Non pochi, a dire il vero. Ma il livello di tolleranza per questi inevitabili contrattempi linguistici variava a seconda del testo stampato.

Un “non” dimenticato costò molto caro

Tuttavia gli errori potevano rivelarsi particolarmente spiacevoli quando si trattava di letteratura sacra come la Bibbia. Gli stampatori reali della Gran Bretagna, Robert Barker e Martin Lucas, lo scoprirono a loro spese dopo aver ottenuto dal re Carlo I il permesso di stampare un’edizione del 1631 della Bibbia di Re Giacomo. Lo sforzo produsse circa 1.000 volumi. Ma dopo un’attenta analisi del prodotto finito, Barker e Lucas si trovarono in guai seri. C’era infatti una piccola ma imperdonabile omissione. In Esodo 20:14, che include un elenco dei Dieci Comandamenti, è stato omesso il “non” di “Non commettere adulterio.

Le conseguenze furono rapide e gravi. Re Carlo I espresse estrema indignazione, così come l’arcivescovo di Canterbury, George Abbot. Prima di rendersi conto di cosa li avesse colpiti, Barker e Lucas furono convocati davanti al monarca. Gli stampatori reali furono multati di 300 sterline (l’equivalente di un mese di stipendio) e fu loro revocata la licenza di stampa. Le ripercussioni finanziarie mandarono Barker ripetutamente nella prigione dei debitori, dove morì nel 1643.

Ci fu anche un secondo, imperdonabile, errore che però forse non fu un errore

Il sovrano ordinò anche che ogni copia della “Bibbia malvagia” venisse distrutta. Gli uomini del re la portarono a termine in modo straordinariamente efficiente, tanto che oggi ne rimangono solo 11 circa. È interessante notare che gli studiosi si sono poi imbattuti in un secondo errore nell’edizione di Barker e Lucas. In Deuteronomio 5:24, “la grandezza di Dio” è sostituita da “il grande ‘lato B’ di Dio”. Alcuni studiosi sostengono che questo secondo refuso è troppo evidente per essere stato un errore di disattenzione.

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In altre parole, credono che si sia trattato di un sabotaggio, probabilmente per mano di Bonham Norton. Forse Norton sperava di ottenere un contratto di stampa reale, ma prima doveva togliere di mezzo Barker e Lucas. Se queste voci sono vere, allora Norton avrebbe superato se stesso, creando inavvertitamente oggetti da collezione del valore di decine di migliaia di dollari.

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