Troppe lamentele fanno male al cervello

• Lamentarsi in modo costante attiva l’ormone dello stress e danneggia la memoria
• Secondo Stanford, ascoltare lamentele per 30 minuti riduce le capacità cognitive
• Le lamentele ci rendono pessimisti e alimentano emozioni negative
• Chi si lamenta troppo tende a isolarsi e ad assumere un atteggiamento vittimistico
• Il pensiero ruminativo blocca il problem solving e indebolisce il sistema immunitario

Sì, è ufficiale: lamentarsi non è solo fastidioso per chi ci ascolta, ma fa anche male al nostro cervello. Non è più solo questione di buon senso o educazione, ma di neuroscienza. Secondo uno studio condotto dalla Stanford University, ascoltare lamentele per 30 minuti può ridurre le capacità di memoria e problem solving. I neuroni, di fronte a questo flusso di negatività, vanno letteralmente in stand-by. E se pensate che valga solo per chi ascolta, vi sbagliate: anche chi si lamenta danneggia se stesso.

Il problema è che il cervello, sommerso da questo tipo di stimoli, attiva il cortisolo, l’ormone dello stress. Un ormone che ha la spiacevole abitudine di interferire con l’ippocampo, cioè l’area cerebrale coinvolta nella memoria, nell’apprendimento e nella capacità di immaginare soluzioni. Quindi no, non è un caso se dopo una chiacchierata con un amico pessimista ci sentiamo svuotati, meno brillanti e anche un po’ giù di morale.

Lamentarsi attiva il cortisolo e indebolisce il cervello

Quando ci si lamenta in continuazione, si entra in un circolo vizioso. L’energia mentale si concentra su ciò che non funziona, e le emozioni negative iniziano ad accumularsi: rabbia, frustrazione, invidia. In breve, la mente si appesantisce. Questo stato costante di negatività non solo ostacola la creatività, ma influisce anche sul corpo. Difese immunitarie più deboli, stomaco che si ribella, insonnia: il conto arriva sempre.

E se vi state chiedendo perché anche gli altri tendono a evitarvi quando vi sfogate troppo spesso, la risposta è semplice. Nessuno ama passare il tempo con chi trasforma ogni conversazione in una cronaca delle disgrazie quotidiane. Le lamentele costanti isolano, ci rendono meno interessanti e meno desiderabili come interlocutori. Alla lunga, anche gli amici più pazienti si stancano.

Dal vittimismo al pensiero ruminativo: il prezzo nascosto delle lamentele

L’altro effetto collaterale, ancora più subdolo, è il vittimismo. Chi si lamenta di continuo tende a scaricare sugli altri le responsabilità. Diventa più semplice pensare che tutto dipenda da fattori esterni piuttosto che mettersi in discussione. Così facendo, si rimane fermi, bloccati in una narrazione che non prevede cambiamento.

A peggiorare il quadro interviene anche il pensiero ruminativo. Si tratta di quella modalità mentale in cui si analizza tutto, continuamente, senza però agire mai. Si pensa troppo e si sente troppo poco. In questo stato, ogni frustrazione diventa insormontabile, ogni ostacolo si ingigantisce. E intanto il cervello smette di cercare soluzioni e si accontenta di rimuginare.

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Agire di più e lamentarsi di meno: una scelta utile al benessere mentale

Lamentarsi, in piccole dosi, può avere una funzione liberatoria. Ma quando diventa abitudine, mina alla base il nostro benessere psicofisico. La scienza ci suggerisce di invertire la rotta: invece di alimentare il malcontento, meglio fare un passo avanti e provare a cambiare le cose. Anche piccoli gesti quotidiani, come riconoscere ciò che funziona o smettere di focalizzarsi solo sul negativo, aiutano il cervello a restare attivo e sano. In fondo, agire stanca meno di quanto sembri. E il silenzio, certe volte, è il miglior regalo che possiamo fare a noi stessi e agli altri.

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• https://www.odditycentral.com/news/woman-fakes-muteness-for-16-years-to-collect-disability-pension.html
• https://www.vice.com/en/article/woman-who-faked-muteness-for-16-years-busted-after-giving-directions/
• https://www.surinenglish.com/spain/social-security-fraud-woman-fakes-being-deaf-20250428114803-nt.html

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