Le tre condizioni che portano ad avere un’intelligenza sopra la media

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Le tre condizioni che portano ad avere un’intelligenza sopra la media

| 01/03/2024
Fonte: Pexels

I geni come Leonardo, Picasso, Mozart, Beethoven, Jobs, Curie sono emersi grazie alla presenza di tre elementi nella loro vita

  • Craig Wright, professore della Yale University ha indagato i motivi che portano una persona ad avere talento ma non ad essere un genio
  • Il genio non è solo una dote spontanea ma si manifesta con grande lavoro, impegno e studio
  • Avere una curiosità illimitata è una delle qualità essenziali per sviluppare qualsiasi lavoro creativo o scientifico
  • I geni della storia hanno mostrato la propria passione fin dalla tenera età raggiungendo competenze che si acquisiscono in genere nell’età adulta
  • L’ambiente adatto è una condizione determinante per l’affermazione del genio

 

Leonardo, Mozart, Beethoven, Picasso, Jobs, Curie, sono alcuni dei nomi che vengono in mente quando si pensa a persone con un’intelligenza sopra la norma. La caratteristica a loro comune è che hanno sviluppato il proprio talento fin dalla tenera età diventando nell’età adulta dei grandi geni.

Il talento non sempre evolve nel genio

Mozart aveva una sorella, Maria Anna, detta Nannarel, nota per avere le stesse capacità musicali del fratello ma poi caduta nell’oblio. Perché di due fratelli, con carriera e talento simili, solo uno è diventato un genio? Questi sono i dilemmi indagati da Craig Wright, professore della Yale University.

Wright è un musicologo, e la sua curiosità è iniziata con quello che gli altri potrebbero considerare un fallimento della vita: anche lui aveva un talento musicale precoce, ma con il passare del tempo si è reso conto che non avrebbe mai brillato. Indagando sui “bambini prodigio” che emergevano nel suo campo, piccoli “nuovi Mozart” che già in giovane età padroneggiavano brani molto complessi, si è reso conto di non fare eccezione. Una volta raggiunta l’età adulta, la stragrande maggioranza era diventata un musicista di talento, ma non era affatto un genio al livello di Beethoven o Bach.

Da allora Wright ha studiato le biografie di coloro che sono considerati dei geni in vari campi (scienza, arte, economia, sport) per cercare di individuarne i tratti comuni.

Le sue scoperte sono raccolte in un libro, “The Secret Habits of Geniuses”, e nella materia che insegna, “Exploring the Nature of Genius”. Molti dei suoi studenti, spiega, sono giovani di talento che vogliono scoprire se possiedono davvero la scintilla della genialità.

Il professore ha raccontato che nessun vero genio si è rivelato nelle sue lezioni, ma molti hanno acquisito abitudini che migliorano la loro creatività e li aiutano a concentrarsi sui propri progetti. Wright demistifica molti aspetti che associamo al genio: non deve necessariamente andare di pari passo, ad esempio, con i problemi mentali o di socializzazione ai quali spesso è associato. Non esistono nemmeno geni spontanei: non c’è nessuno che, nel rispettivo campo, non sia stato un grandissimo lavoratore. Ognuno quindi è passato alla storia non per la predisposizione naturale ma per lo studio, l’impegno e il lavoro speso nel proprio settore. Wright fornisce tre condizioni comuni che possiamo trovare in tutti loro.

Curiosità illimitata

La curiosità è una delle qualità essenziali per sviluppare qualsiasi lavoro creativo o scientifico. Nel Rinascimento i geni erano persone che studiavano molteplici arti e discipline. Leonardo da Vinci, è stato definito “l’uomo più instancabilmente curioso della storia”. I suoi studi riguardavano l’urbanistica, l’idraulica, il disegno, il tiro con l’arco e le arti militari, l’astronomia, la matematica e perfino il pattinaggio sul ghiaccio. Quante di queste materie aveva studiato a scuola? Nessuna, perché Leonardo era figlio illegittimo e dunque non aveva accesso all’istruzione canonica.

Nei geni la curiosità è un elemento determinante fin dall’infanzia e porta ad un costante desiderio di imparare cose nuove su argomenti diversi, leggendo e documentandosi molto, come ad esempio hanno raccontato di aver fatto fin da piccoli Steve Jobs ed Elon Musk.

Wright ritiene quindi che «non sia un male che, come Leonardo, non si abbia una formazione accademica convenzionale». Ogni genio è necessariamente un anticonformista e approccia in maniera personale ai propri studi e progetti.

Passione precoce

I “bambini prodigio” non devono necessariamente essere dotati. Molti hanno solo sviluppato in una materia abilità complesse che solitamente si raggiungono con l’età adulta. I geni acquisiscono le conoscenze, anche in modo ossessivo, se dispongono dei mezzi e dell’ambiente adeguati. Pablo Picasso o Albert Einstein svilupparono presto una passione per i rispettivi campi. Einstein ottenne scarsi risultati in qualsiasi materia diversa dalla matematica, e qualcosa di simile accadde a Picasso con la pittura.

Ambiente adatto

Un’intelligenza sopra la norma non potrà mai emergere se l’ambiente pone limiti alla creatività o limita le opportunità di successo. Anche le norme sociali e il contesto storico hanno molto a che fare con la nascita di un genio, motivo per cui non sorprende che la maggior parte dei nomi prima del XXI secolo siano maschili.

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In altre parole, il genio ha bisogno di “fortuna”, secondo le parole di Wright, per emergere al momento giusto e nell’ambiente giusto. Il caso di Nannearel Mozart è paradigmatico del pregiudizio di genere che spiega la sproporzione degli uomini rispetto alle donne nella lista dei geni.

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