Licenziata perché premeva troppo poco i tasti in smart working

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Licenziata perché premeva troppo poco i tasti in smart working

| 01/09/2023
Fonte: Pexels

A tradirla è stato proprio il suo stesso lavoro

  • Suzie Cheikho, una consulente assicurativa in smart working, è stata licenziata per cattiva condotta
  • La sua azienda ha utilizzato una tecnologia basata sulle sequenze dei tasti del suo computer portatile per monitorare il suo orario di lavoro
  • Le analisi dei dati hanno rivelato che Suzie ha mancato scadenze, riunioni e ha svolto poche ore di lavoro
  • Nonostante abbia affermato di essere stata presa di mira a causa dei suoi problemi di salute mentale, il suo ricorso per licenziamento ingiustificato è stato respinto
  • Non ha fornito prove che dimostrassero la sua presenza online durante l’orario di lavoro

 

Volete fare i furbetti e lavorare poco (o non lavorare del tutto) in smart working? Fate attenzione perché potreste essere scoperti. È quanto è successo a Suzie Cheikho che lavorava per un’importante compagnia assicurativa. L’azienda, però, ha usato una tecnologia basata sulle sequenze dei tasti sul computer portatile per verificare se la donna stesse svolgendo l’orario di lavoro previsto. E no, non lo stava facendo. Così è stata licenziata per cattiva condotta. A nulla è valso il ricorso per licenziamento ingiustificato presentato dall’ex consulente dell’Insurance Australia Group che è stato rispinto.

La Fair Work Commission (FWC) ha infatti respinto la richiesta di licenziamento ingiustificato presentata dall’ex consulente dell’Insurance Australia Group (IAG) Suzie Cheikho, ritenendo che sia stata licenziata per un “valido motivo di cattiva condotta”. La donna era responsabile della creazione di documenti assicurativi, del rispetto delle scadenze normative e proprio del monitoraggio della conformità del “lavoro da casa”. Il suo stesso lavoro, dunque, le si è rivelato fatale e ha segnato la fine dei suoi 18 anni di carriera presso l’azienda.

Cosa è emerso dall’analisi dei dati

Ma veniamo a quanto successo. Cheikho è stata licenziata per aver mancato scadenze e riunioni, per essere risultata assente e non contattabile e per non aver completato un compito che ha portato l’ente regolatore del settore a multare IAG. Tutto ciò, a suo dire, è inesatto e ha ribattuto come l’avessero “presa di mira” a causa dei suoi problemi di salute mentale. Già nel novembre 2022 aveva infatti ricevuto un ammonimento formale per il suo rendimento ed è stata inserita in un piano di miglioramento delle prestazioni. Questo l’aveva portata ad essere sottoposta a un esame dettagliato dell’attività informatica, che ha analizzato il numero di volte in cui ha premuto fisicamente la tastiera in 49 giorni lavorativi da ottobre a dicembre.

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Ebbene, i risultati parlano chiaro: per 44 giorni non ha svolto le ore di lavoro previste, per 47 giorni ha iniziato in ritardo, per 29 giorni ha terminato in anticipo e per 4 giorni ha svolto zero ore di lavoro. Nei giorni in cui si è collegata, ha avuto “un’attività di battitura molto bassa”: zero battiture su 117 ore in ottobre, 143 ore in novembre e 60 ore in dicembre. Per tutta la durata della sorveglianza ha registrato una media di 54 battute all’ora. Accuse a cui Cheikho ha replicato, dichiarando di “non credere minimamente” che i dati siano veri. Tuttavia non ha mostrato alcuna prova di essere stata online. Ha affermato: “A volte il carico di lavoro è un po’ lento, ma non ho mai smesso di lavorare. Voglio dire, posso andare a fare la spesa di tanto in tanto, ma non per tutto il giorno”. Nulla di tutto ciò è però bastato per riavere il suo posto di lavoro.

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