Le usiamo abitualmente, ma a coniarle fu Dante: le espressioni comparse per la prima volta nella Divina Commedia
- L’origine di alcune frasi formulate dal Sommo Poeta, come “non ti curar di loro, ma guarda e passa” è rinomata
- La partenità di altre espressioni dantesche che usiamo abitualmente, invece, è meno nota
- Dante Alighieri inserì per la prima volta nel suo capolavoro numerose parole che permeano il nostro lessico quotidiano
- Tra queste rientrano locuzioni come “Stai fresco!” e “Senza infamia e senza lode“
- Scopriamo nel dettaglio l’elenco completo dei neologismi danteschi ancora oggi in uso nell’italiano corrente
Sapevate che alcune delle espressioni che usiamo abitualmente sono state coniate nientepopodimeno che Dante Alighieri?Andiamo alla scoperta di tutti i neologismi inventati dal Sommo Poeta e impiegati ancora oggi nell’italiano corrente. Quante volte vi siete ironicamente rivolti a qualcuno nei guai con la frase “Stai fresco“? Questa espressione proviene direttamente dal canto XXXIII dell’Inferno, che narra di come i penitenti fossero immersi nel lago ghiacciato di Cocito, più o meno profondamente a seconda dei peccati commessi in vita.
Alzi la mano chi, nel descrivere un oggetto o una prestazione mediocre, non ha mai fatto uso del detto “Senza infamia e senza lode“. Anche in questo caso, si tratta di un’espressione che deriva dalla Commedia. Essa viene usata per la prima volta nel III canto dell’Inferno per descrivere gli ignavi. E ancora, il padre della lingua italiana fu il primo a impiegare la locuzione “non mi tange” per denotare mancanza di interesse e di coinvolgimento.
Da bolgia a fertile: i neologismi danteschi
I neologismi coniati da Dante e usati per la prima volta nel suo capolavoro non sono finiti qui. Basti pensare, infatti, che anche parole come bolgia, mesto e fertile hanno esordito proprio nella Divina Commedia.
Nel primo caso, il termine – di origine gallica – fu inizialmente utilizzato per indicare la struttura dell’inferno e viene oggi impiegato con un’accezione più estensiva, per designare un luogo caotico e affollato.
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L’aggettivo mesto, derivante dal latino mestus, fu usato dal Sommo Poeta per riferirsi alla misera condizione dei dannati. Infine, la parola fertile venne impiegata per la prima volta da Dante nel canto XI del Paradiso, in riferimento alla terra di origine di San Francesco.

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