C’è una molecola misteriosa che vive nella nostra bocca e che non sapevamo di avere

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C’è una molecola misteriosa che vive nella nostra bocca e che non sapevamo di avere

| 23/12/2025
Fonte: Pixabay

Obelischi, gli inquilini segreti della nostra bocca

  • Gli Obelischi sono una nuova categoria biologica composta da piccoli RNA circolari dalla forma allungata e rigida
  • Questi elementi risiedono principalmente nel microbioma orale umano dove coabitano con alcuni batteri specifici
  • La loro caratteristica più sorprendente è la capacità di codificare una propria proteina, chiamata Oblin
  • Alcuni di questi Obelischi possiedono anche l’abilità di replicarsi in maniera autonoma
  • La scoperta è avvenuta grazie all’uso di algoritmi di intelligenza artificiale che hanno analizzato vasti archivi di dati genetici

 

 

Il corpo umano è una metropoli affollatissima di microbi, e proprio quando pensavamo di aver censito tutti gli inquilini, ecco spuntare un nuovo condomino. Si chiamano Obelischi e hanno preso residenza in un luogo a dir poco familiare: la nostra bocca. Queste entità misteriose non sono batteri, non sono virus e non sono nemmeno viroidi, ma rappresentano una categoria biologica completamente nuova, sfuggita per anni ai radar della scienza.

La loro particolarità sta nell’essere composte da un singolo filamento di RNA che si chiude ad anello, formando una struttura allungata e incredibilmente stabile. Immaginate un minuscolo bastoncino genetico che fluttua tra i batteri del cavo orale. La loro scoperta non è avvenuta al microscopio, ma grazie a un set di chiavi digitali forgiate dall’intelligenza artificiale.

Il codice genetico e l’auto-replicazione

A differenza di altre molecole di RNA che conosciamo, gli Obelischi non sono degli oziosi genetici. Al contrario, nascondono un talento speciale: sono in grado di codificare una proteina, battezzata Oblin. Questo li eleva da semplici molecole a qualcosa di più complesso e autonomo, con un proprio “manuale di istruzioni” operativo.

Alcuni di questi Obelischi, poi, non si accontentano di esistere: vogliono moltiplicarsi. Possiedono infatti la capacità di replicarsi in modo autonomo, un’abilità che li avvicina ai virus, ma senza rientrare in quella categoria. La loro vita è strettamente legata a quella di specifici batteri del microbioma orale, con cui sembrano coesistere pacificamente, in un rapporto che gli scienziati stanno ancora cercando di decifrare.

La caccia al tesoro computazionale

La loro esistenza è rimasta nascosta in piena vista, sepolta sotto montagne di dati genetici che l’occhio umano non poteva scandagliare. La scoperta è quindi un merito quasi esclusivo dell’intelligenza artificiale. Gli algoritmi hanno setacciato immense banche dati alla ricerca di due caratteristiche peculiari: la forma circolare del genoma e la sua struttura rigida e oblunga.

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Questa caccia al tesoro computazionale ha permesso di individuare un pattern ricorrente che era sempre stato lì, ma che nessuno era mai riuscito a vedere. È stata la potenza di calcolo a riconoscere questo ago in un pagliaio genetico, dimostrando che i segreti più intimi della biologia umana a volte si svelano non in laboratorio, ma all’interno di un server.

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