La differenza tra narcisismo e alta autostima

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La differenza tra narcisismo e alta autostima

| 30/09/2023
Fonte: Facebook

Narcisismo e alta autostima cominciano a svilupparsi a 7 anni, quando nel bambino si delinea la percezione di sé nel mondo

  • Per molti anni gli psicologi hanno considerato il narcisismo come una forma di “autostima gonfiata”
  • Le ultime ricerche hanno rivelato che il disturbo differisce in maniera significativa dall’autostima nelle origini, nello sviluppo e nelle conseguenze
  • Narcisismo e alta autostima sono influenzati dal comportamento dei genitori sul bambino
  • Il narcisismo è associato alla necessità di dominare gli altri, mentre un’elevata autostima porta a stabilire relazioni profonde ed intime con gli altri
  • Il narcisista cerca a tutti i costi l’approvazione sociale, la persona con alta autostima è sicura di sé indipendentemente dalle prestazioni sociali

 

Secondo la mitologia Narciso si innamorò così tanto della propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua che vi cadde dentro morendo annegato. Dal mito è nata la parola “narcisista” per indicare una persona presuntuosa, con un esagerato senso di importanza e unicità, che agisce con superiorità e disprezzo degli altri.

Le differenze

Per molti anni gli psicologi hanno considerato il narcisismo come una forma di “autostima gonfiata” ma le ultime ricerche hanno rivelato che il disturbo differisce in maniera significativa dall’autostima nelle origini, nello sviluppo e nelle conseguenze.

Sia il narcisismo che l’autostima iniziano a svilupparsi intorno ai 7 anni. A questa età i bambini fanno molto affidamento sui confronti sociali con gli altri e iniziano a valutare se stessi attribuendosi etichette come “sono un perdente”, “sono degno”, “sono speciale”. I bambini si vedono sulla base di come percepiscono di essere visti dagli altri.

Mentre l’autostima tende ad essere al minimo nell’adolescenza e aumenta lentamente per tutta la vita, il narcisismo raggiunge il picco nell’adolescenza e diminuisce gradualmente nel corso della vita. Pertanto lo sviluppo del narcisismo e l’elevata autostima mostrano l’immagine speculare l’uno dell’altra.

L’influenza dei genitori

I due aspetti sono influenzati dal comportamento dei genitori sul bambino. Sovrastimare le conoscenze del proprio figlio, (ad esempio «Mio figlio sa tutto sulla matematica»), sopravvalutare il suo quoziente intellettivo, elogiare eccessivamente le sue prestazioni e persino dargli un nome unico per farlo distinguere dalla massa, porta il bambino ad interiorizzare queste visioni di sé e a influenzare le sue interazioni con gli altri.

Al contrario un’elevata autostima si sviluppa in parallelo con il “calore” dei genitori che crescono i figli con affetto e apprezzamento ma senza considerarli superiori agli altri. Il bambino negli anni interiorizza che è un individuo degno, uno degli aspetti fondamentali di una sana autostima.

Il prototipo del narcisista è caratterizzato da arroganza, superiorità, vanità, sfruttamento, esibizionismo e incessante bisogno di consensi da parte degli altri. Chi ha autostima invece tende ad essere soddisfatto di se stesso, sa di essere degno e competente ma senza considerarsi superiore agli altri. Pensa “sono bravo”, mentre il narcisista si vede come “speciale” e “il migliore”.

Il narcisismo è associato alla necessità di dominare gli altri e di avere risorse superiori, mentre un’elevata autostima porta al desiderio di stabilire relazioni profonde ed intime con gli altri.

L’approvazione sociale

Allo stesso tempo i narcisisti hanno una maggiore probabilità rispetto a quelli con elevata autostima, di provare ansia in situazioni di valutazione sociale. Hanno paura di essere respinti, derisi o umiliati, di essere svalutati se non soddisfano i criteri del valutatore. Chi ha invece autostima sperimenta anche ansia da prestazione ma anticipa possibili critiche, insieme alle lodi, in una situazione valutativa. Allo stesso tempo si sente accettato, apprezzato ed amato indipendentemente dalle proprie prestazioni sociali. Ciò consente di sentirsi sicuri di ciò che si è, qualunque cosa accada.

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Lo psicologo William James definì l’autostima come il rapporto tra il sé percepito e il sé ideale. Quando si ha una discrepanza tra le due visioni si ha una bassa autostima che porta il soggetto a sentirsi in difetto rispetto alle aspettative. Nel 1965 il sociologo Morris Rosemberg ideò la scala dell’autostima, un test di dieci domande in cui è possibile valutare, con un punteggio da 1 a 30, il grado di autostima in una persona.

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