Microplastiche nei cibi: un nuovo ingrediente non richiesto
- Un nuovo studio collega i cibi ultra-processati alla presenza di microplastiche
- Le microplastiche potrebbero accumularsi nel cervello e compromettere la salute mentale
- I nuggets industriali contengono fino a 30 volte più microplastiche del pollo fresco
- Ansia, depressione e insonnia risultano più frequenti nei consumatori di UPF
- Ridurre il consumo di cibo spazzatura e plastica può tutelare la salute mentale
I cibi ultra-processati, chiamati anche UPF, sono sempre più presenti nelle nostre dispense: comodi, economici e saporiti. Ma secondo una nuova ricerca internazionale, potrebbero anche contenere un tocco inaspettato di plastica. E no, non si parla del packaging, ma di vere e proprie microplastiche inglobate nel prodotto.
Lo studio, pubblicato su Brain Medicine, coinvolge ricercatori canadesi, americani e australiani. Secondo i dati, esiste una correlazione tra il consumo abituale di UPF e un incremento di disturbi mentali come ansia, depressione e insonnia. E la plastica, stavolta, sembra avere un ruolo centrale.
Cibo ultra-processato e salute mentale: il legame preoccupante
L’indagine ha rivelato che i prodotti industriali come nuggets, snack confezionati e bibite zuccherate contengono quantità elevate di microplastiche. Un esempio concreto? I classici bocconcini di pollo surgelati contengono fino a 30 volte più microplastiche rispetto a una fettina di pollo fresco.
Il problema, però, va oltre l’aspetto gastronomico. Queste particelle riescono a superare la barriera emato-encefalica, accumulandosi nel cervello. Secondo gli studiosi, l’effetto biologico è simile a quello degli stessi UPF: infiammazione, stress ossidativo e alterazione dei neurotrasmettitori. Il cocktail perfetto per rovinare l’umore, insomma.
Microplastiche e depressione: una connessione inquietante
Il dottor Nicholas Fabiano dell’Università di Ottawa avverte: ci sono sempre più prove che collegano microplastiche e malessere psicologico. E se pensavate che fosse solo colpa dello zucchero, forse è arrivato il momento di ampliare il sospetto.
Uno studio pubblicato sul BMJ conferma che chi consuma abitualmente alimenti ultra-processati ha un rischio molto più alto di sviluppare sintomi depressivi, stati d’ansia e disturbi del sonno. Le percentuali parlano chiaro: +22% di depressione, +48% di ansia e +41% di insonnia. E la lista non finisce qui.
Ridurre gli UPF e la plastica: missione possibile
Che fare, allora? I ricercatori propongono alcune soluzioni pratiche per ridurre l’esposizione quotidiana. Evitare di cucinare nei contenitori di plastica (soprattutto nel microonde), privilegiare vetro e acciaio per conservare i cibi e filtrare l’acqua di rubinetto possono fare la differenza.
Ma il consiglio più importante resta quello alimentare: limitare il consumo di prodotti ultra-processati e preferire ingredienti freschi e poco lavorati. Non solo per la linea o per il colesterolo, ma anche – e soprattutto – per la testa.
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Conclusioni poco digeribili
La presenza di microplastiche nel cibo industriale non è più una questione teorica. È reale, misurabile e – secondo gli esperti – potenzialmente dannosa per il cervello. Siamo davvero sicuri che valga la pena sacrificare il nostro benessere mentale per un sacchetto di snack o una cena veloce? Forse è arrivato il momento di trattare il nostro cervello con lo stesso riguardo che riserviamo alla nostra serie tv preferita. E magari cucinare qualcosa di fresco. Anche solo una volta ogni tanto.

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- https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/metti-giu-quei-nuggets-di-pollo-le-microplastiche-nel-cibo-spazzatura-potrebbero-renderti-depresso-e-ansioso/
- https://30science.com/2025/05/news/salute-legame-tra-microplastiche-presenti-ne-cibi-ultra-processati-e-demenza/
- https://www.stateofmind.it/2024/10/cibi-ultra-processati-depressione/