Occhio a tavola: i nuggets di pollo potrebbero renderti depresso e ansioso

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Occhio a tavola: i nuggets di pollo potrebbero renderti depresso e ansioso

| 12/06/2025
Fonte: Pexels

Microplastiche nei cibi: un nuovo ingrediente non richiesto

  • Un nuovo studio collega i cibi ultra-processati alla presenza di microplastiche
  • Le microplastiche potrebbero accumularsi nel cervello e compromettere la salute mentale
  • I nuggets industriali contengono fino a 30 volte più microplastiche del pollo fresco
  • Ansia, depressione e insonnia risultano più frequenti nei consumatori di UPF
  • Ridurre il consumo di cibo spazzatura e plastica può tutelare la salute mentale

 

I cibi ultra-processati, chiamati anche UPF, sono sempre più presenti nelle nostre dispense: comodi, economici e saporiti. Ma secondo una nuova ricerca internazionale, potrebbero anche contenere un tocco inaspettato di plastica. E no, non si parla del packaging, ma di vere e proprie microplastiche inglobate nel prodotto.

Lo studio, pubblicato su Brain Medicine, coinvolge ricercatori canadesi, americani e australiani. Secondo i dati, esiste una correlazione tra il consumo abituale di UPF e un incremento di disturbi mentali come ansia, depressione e insonnia. E la plastica, stavolta, sembra avere un ruolo centrale.

Cibo ultra-processato e salute mentale: il legame preoccupante

L’indagine ha rivelato che i prodotti industriali come nuggets, snack confezionati e bibite zuccherate contengono quantità elevate di microplastiche. Un esempio concreto? I classici bocconcini di pollo surgelati contengono fino a 30 volte più microplastiche rispetto a una fettina di pollo fresco.

Il problema, però, va oltre l’aspetto gastronomico. Queste particelle riescono a superare la barriera emato-encefalica, accumulandosi nel cervello. Secondo gli studiosi, l’effetto biologico è simile a quello degli stessi UPF: infiammazione, stress ossidativo e alterazione dei neurotrasmettitori. Il cocktail perfetto per rovinare l’umore, insomma.

Microplastiche e depressione: una connessione inquietante

Il dottor Nicholas Fabiano dell’Università di Ottawa avverte: ci sono sempre più prove che collegano microplastiche e malessere psicologico. E se pensavate che fosse solo colpa dello zucchero, forse è arrivato il momento di ampliare il sospetto.

Uno studio pubblicato sul BMJ conferma che chi consuma abitualmente alimenti ultra-processati ha un rischio molto più alto di sviluppare sintomi depressivi, stati d’ansia e disturbi del sonno. Le percentuali parlano chiaro: +22% di depressione, +48% di ansia e +41% di insonnia. E la lista non finisce qui.

Ridurre gli UPF e la plastica: missione possibile

Che fare, allora? I ricercatori propongono alcune soluzioni pratiche per ridurre l’esposizione quotidiana. Evitare di cucinare nei contenitori di plastica (soprattutto nel microonde), privilegiare vetro e acciaio per conservare i cibi e filtrare l’acqua di rubinetto possono fare la differenza.

Ma il consiglio più importante resta quello alimentare: limitare il consumo di prodotti ultra-processati e preferire ingredienti freschi e poco lavorati. Non solo per la linea o per il colesterolo, ma anche – e soprattutto – per la testa.

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Conclusioni poco digeribili

La presenza di microplastiche nel cibo industriale non è più una questione teorica. È reale, misurabile e – secondo gli esperti – potenzialmente dannosa per il cervello. Siamo davvero sicuri che valga la pena sacrificare il nostro benessere mentale per un sacchetto di snack o una cena veloce? Forse è arrivato il momento di trattare il nostro cervello con lo stesso riguardo che riserviamo alla nostra serie tv preferita. E magari cucinare qualcosa di fresco. Anche solo una volta ogni tanto.

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