Siamo esseri razionali, eppure crediamo nel paranormale: perché?
- Lo psicologo Christopher French ha cercato di spiegare perché gli esseri umani credono nel paranormale
- Per secoli le spiegazioni fondate su mostri e fantasmi hanno contribuito alla sopravvivenza e all’evoluzione della specie umana
- Quando ci troviamo di fronte a una potenziale minaccia, come un rumore alle nostre spalle, reagiamo d’istinto scappando
- Il nostro cervello tende a operare nessi di causa-effetto per spiegare un dato fenomeno, anche quando essi non esistono
- Non bisogna dimenticare, poi, l’aspetto relativo alla pareidolia
Fantasmi, magia nera e mostri popolano da sempre il nostro immaginario. Perché queste figure, di cui strabordano la cinematografia e la letteratura, suscitano interesse e curiosità persino nella vita reale? Lo psicologo Christopher French della Goldsmiths University di Londra ha cercato di rispondere a questa domanda, arrivando alla conclusione che è tutta colpa del nostro cervello.
Per quanto bizzarro possa sembrare, infatti, credere ai fenomeni paranormali ha aiutato l’essere umano a sopravvivere come specie. La nostra mente è capace di produrre due tipologie di pensiero distinte: quella reattiva, che ci fa prendere decisioni molto velocemente, e quella ragionata, che richiede più tempo. La modalità vantaggiosa dal punto di vista evolutivo è stata la prima, che risulta più istintiva e meno razionale. Ad esempio, se sentiamo un fruscio tra le fronde di un cespuglio alle nostre spalle, tendiamo immediatamente a pensare che si tratti di una minaccia e a metterci in salvo. Successivamente, rielaborando la situazione attraverso il ragionamento, potremo trovare una spiegazione diversa e scoprire, ad esempio, che si trattava semplicemente del vento.
L’importanza del pensiero reattivo per la sopravvivenza
Non dobbiamo sottovalutare, però, che la prima reazione è essenziale per la sopravvivenza: nel caso in cui il pericolo fosse reale ce la scamperemmo. Proprio per questo il pensiero reattivo è stato preziosissimo per la sopravvivenza e l’evoluzione degli esseri umani primitivi, il cui habitat era decisamente meno ospitale rispetto a quello moderno.
In aggiunta a questo bisogna considerare due aspetti. Il primo è che il nostro cervello ha bisogno di operare collegamenti di causa effetto: tende a vedere connessioni, anche dove non esistono. Il secondo, invece, è un concetto noto con l’espressione “pareidolia”, ovvero la predisposizione ad individuare visi e oggetti nelle cose. Ad esempio, questo accade quando, osservando la forma delle nuvole, ci sembra di ricondurle a figure note.
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Questi tre fattori, uniti insieme, spiegano perché quando non c’è una ragione logica a un determinato fenomeno, pur di trovare una spiegazione siamo disposti a credere nel paranormale, riconducendo la forma di una sagoma spettrale a un’ombra sulla parete o un sibilo malvagio a un rumore in soffitta.
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- https://www.focus.it/cultura/mistero/perche-si-crede-ancora-fenomeni-paranormali
- https://www.yorkshirepost.co.uk/news/why-do-so-many-of-us-believe-in-the-paranormal-614834
- https://www.theosthinktank.co.uk/comment/2021/05/12/chris-french-on-scepticism-and-the-psychology-of-paranormal-beliefs