Gli esopianeti: tutto il fascino dei pianeti di diamante
- La NASA ha individuato esopianeti ricchissimi di carbonio
- Alcuni di questi mondi sono cinque volte più grandi della Terra
- Il più noto è 55 Cancri-e, con una massa nove volte superiore a quella terrestre
- PSR J1719−1438 b orbita intorno a una pulsar e ha una densità elevatissima
- Questi pianeti potrebbero contenere diamanti solidi al loro interno
Immagina di vivere su un pianeta dove il terreno sotto i piedi non è roccia, sabbia o lava, ma diamante. Sembra una scena uscita da un film di fantascienza con budget illimitato, ma invece è pura realtà (astronomica). La NASA ha recentemente svelato l’esistenza di esopianeti talmente ricchi di carbonio da essere potenzialmente formati, in parte, da diamanti. Altro che miniere: qui si parla di mondi interi fatti della gemma più amata dalle pubblicità di gioielli.
Uno di questi corpi celesti, 55 Cancri-e, è il vero protagonista della storia. Questo esopianeta non solo è cinque volte più grande della Terra, ma è anche nove volte più massiccio. E no, non ha bisogno di anni per orbitare attorno alla sua stella: gli basta meno di 24 ore. Si trova a circa 41 anni luce da noi, quindi niente paura per i portafogli: nessun rischio che il mercato dei diamanti venga invaso (per ora).
Esopianeti ricchi di carbonio: il caso PSR J1719−1438 b
Se 55 Cancri-e sembra uscito da un romanzo sci-fi, PSR J1719−1438 b non è da meno. Questo oggetto compatto orbita attorno a una pulsar, una stella di neutroni con la personalità magnetica di un buco nero. Si trova a ben 4.000 anni luce dalla Terra, e gli scienziati ritengono che la sua densità sia così alta da rendere possibile la formazione di diamanti solidi al suo interno.
La sua scoperta è stata resa possibile grazie a osservazioni radio condotte da strumenti come l’osservatorio di Parkes e il telescopio Lovell, nell’ambito di progetti di rilevamento ad alta risoluzione temporale. In pratica, gli astronomi hanno letteralmente captato segnali da un pianeta che probabilmente brillerebbe più di un ciondolo Tiffany, se solo fosse abbastanza vicino.
La corsa ai pianeti preziosi continua
Questi “pianeti diamante” non sono solo oggetti di studio: rappresentano anche una svolta nella nostra comprensione della formazione planetaria. Finora, la maggior parte degli esopianeti scoperti rientrava in due categorie: giganti gassosi oppure mondi rocciosi simili alla Terra. Ma qui si apre un nuovo filone: quello dei pianeti a composizione estrema.
Non si tratta solo di fenomeni rari. I ricercatori ipotizzano che in ambienti stellari con alta concentrazione di carbonio, queste formazioni potrebbero essere addirittura più comuni di quanto pensiamo. Questo non significa che potremo un giorno trivellare un pianeta per farne collane, ma che l’universo è ancora più vario e imprevedibile di quanto credessimo.
NASA e lo studio degli esopianeti: diamanti e possibilità
Le scoperte di pianeti come 55 Cancri-e e PSR J1719−1438 b mostrano quanto l’esplorazione spaziale possa sorprendere anche i più cinici. Non è solo questione di fascino scientifico: questi mondi estremi ci spingono a rivedere le teorie sulla composizione dei pianeti e sull’evoluzione dei sistemi solari.
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E se per caso qualcuno stesse già fantasticando di aprire la prima gioielleria interstellare, meglio frenare gli entusiasmi. Le condizioni su questi esopianeti sono tutto fuorché ospitali: temperature infernali, pressioni da far impallidire l’inferno di Dante, e – dettaglio non trascurabile – distanze decisamente proibitive. In ogni caso, grazie alla NASA e alla sua incessante ricerca, oggi possiamo dire con certezza che nello Spazio, tra una stella e l’altra, ci sono mondi che brillano sul serio. E senza bisogno di riflettori.

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