Psicoterapia: chat GPT sostituirà un professionista in carne e ossa?

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Psicoterapia: chat GPT sostituirà un professionista in carne e ossa?

| 19/07/2025
Fonte: Pexels

Scrivere a chat GPT invece che rivolgersi allo psicologo è una buona idea?

  • Negli ultimi tempi, sempre più persone stanno confidando i propri problemi personali a chat GPT
  • Questo genere di utilizzo del chatbot ha spinto gli esperti ha chiedersi se esso possa sostituire la figura dello psicologo
  • Stando agli utenti, questo strumento offre buoni consigli e risposte empatiche e non giudicanti
  • Per i professionisti del settore, però, non è sufficiente
  • Ecco tutti i limiti di chat GPT

 

Chat GPT è comunemente utilizzato per la scrittura di testi, la ricerca di informazioni e la risoluzione di problemi. C’è chi, però, ha iniziato a fare uso di questo chatbot anche per questioni decisamente più intime: parlare di sé. Coloro che hanno difficoltà ad aprirsi, infatti, vi ricorrono per confidarsi ed esternare le proprie emozioni, proprio come si farebbe con un amico o un terapeuta.

Si tratta di un tentativo di connessione e intimità comprensibile: chat GPT non giudica, fornisce consigli, risponde in maniera empatica ed è sempre a disposizione. A confermare la positività di questo particolare tipo di interazioni è stato un recente studio, che ha coinvolto un gruppo di utenti a cui è stato chiesto di confrontarsi con ChatGPT su un problema di coppia nel corso di una sessione di 15-20 minuti. Al termine dell’esperimento, la maggior parte dei partecipanti ha definito l’esperienza molto positiva, presentando il chatbot come uno specchio calmo e rassicurante in cui riflettersi. È evidente, dunque, che si tratta di uno strumento che può fornire un sollievo temporaneo. Secondo gli esperti, però, questo genere di utilizzo porta con sé una serie di sfide e di rischi: ecco di quali si tratta.

Psicoterapia con l’intelligenza artificiale: tutti i limiti di chat GPT

Chat GPT potrà mai sostituire uno psicoterapeuta in carne e ossa? Stando al parere degli esperti, no: l’algoritmo, a differenza di un professionista, non è in grado di adattare le sue risposte al vissuto specifico di chi scrive, captare sfumature emotive complesse e riconoscere segnali clinici critici. La sua azione rimane in superificie: con una forma di empatia simulata, non è in grado di affrontare e orientarsi nella complessità dell’esperienza emotiva umana.

Pertanto, esso può rivelarsi funzionale come strumento di ausilio in situazioni relativamente semplici, come insonnia da stress, poiché suggerisce una serie di consigli e pratiche utili per favorire il sonno e il rilassamento. In caso di quadri clinici più complessi, tuttavia, i suoi limiti vengono a galla: le risposte diventano vaghe e generiche, con frasi standard e incapacità di penetrare nel vissuto dell’interlocutore, valutando anche eventuali rischi per la sua incolumità.

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Insomma, ad oggi chat GPT manca di pensiero critico, capacità di individuare, raccogliere e organizzare le informazioni, sensibilità ed empatia autentica. Ingredienti, questi, che si rivelano fondamentali per instaurare una relazione terapeutica solida ed afficace, alla base di un percorso proficuo e soddisfacente a lungo termine.

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