Vecchiaia: non inizia a 60 anni (ma nemmeno a 40)
- Uno studio di Stanford ridefinisce l’inizio della vecchiaia
- Il corpo cambia già dai 34 anni, ma non si è ancora “anziani”
- La fase adulta dura fino ai 60 anni secondo la scienza
- La “maturità tardiva” va dai 60 ai 78 anni
- Solo dopo i 78 si può parlare davvero di vecchiaia
Per decenni, il compleanno dei 60 anni è stato visto come l’ingresso ufficiale nella vecchiaia. C’era chi lo festeggiava con ironia, chi con rassegnazione e chi con un viaggio alle terme. Oggi però, la scienza ci dice che forse ci siamo sbagliati: l’età non è più solo un numero, ma una fase biologica. E, notizia confortante, l’invecchiamento non comincia quando pensavamo.
A riscrivere il calendario dell’età ci ha pensato un gruppo di ricercatori della Stanford University guidato da Tony Wyss-Coray. Il loro studio, pubblicato su Nature Medicine, ha analizzato il plasma di oltre 4.000 persone dai 18 ai 95 anni per tracciare i veri segnali dell’invecchiamento. E no, non hanno trovato la famosa “crisi dei 40” tra i dati, ma qualcosa di molto più interessante.
Quando inizia davvero l’invecchiamento
Lo studio ha scoperto che nel nostro sangue circolano 373 proteine che funzionano un po’ come orologi biologici. Analizzandole, si può capire con precisione l’età biologica di una persona. E il primo piccolo scivolone dell’organismo, a sorpresa, arriva già intorno ai 34 anni. Nulla di grave, per carità, ma è lì che il corpo inizia a rallentare in modo quasi impercettibile.
Questo però non significa che a 35 anni si sia già da buttare: la scienza ci rassicura dicendo che si è ancora pienamente nella fase adulta fino ai 60 anni. Insomma, se vi svegliate con il mal di schiena dopo una serata in piedi, non siete vecchi: siete solo giovani con le prove generali.
Vecchiaia, fasi e nuove definizioni
Secondo i dati raccolti, solo tra i 60 e i 78 anni si entra in quella che gli studiosi chiamano “maturità tardiva”. Una zona grigia dove si può ancora fare sport, viaggiare, innamorarsi e persino imparare nuove competenze, anche se magari con un po’ più di stretching al mattino. La vera vecchiaia, quella che fino a ieri si associava a pensione e tisane serali, comincia solo dopo i 78 anni.
Questo cambio di paradigma è importante, perché ci costringe a rivedere il nostro modo di pensare l’età. Non basta più guardare la carta d’identità per sapere se si è giovani, adulti o anziani: bisogna guardare dentro, letteralmente. Le proteine non mentono, e a quanto pare sono più ottimiste dei luoghi comuni.
Invecchiamento e percezione sociale
Oltre all’aspetto biologico, c’è anche una questione culturale. Viviamo in un’epoca in cui la longevità è aumentata e i 70 di oggi sono i 50 di ieri. Se a questo si aggiungono le nuove evidenze scientifiche, diventa chiaro che parlare di vecchiaia a 60 anni non ha più molto senso. E forse nemmeno a 70.
Questa visione più sfumata dell’invecchiamento ha anche un impatto concreto sulla vita quotidiana. Cambiano le aspettative, gli obiettivi, persino le campagne sanitarie e sociali. Essere “maturi” non vuol dire essere “vecchi”, e questo vale anche quando iniziano a comparire i primi acciacchi.
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Invecchiamento secondo la scienza
La ricerca sulla biologia dell’età ci aiuta a capire che invecchiare non è un evento improvviso, ma un processo lungo, graduale e diverso per ciascuno. E soprattutto, non è una condanna: è un percorso. Sapere che il traguardo della vecchiaia si sposta sempre più in là è un’iniezione di ottimismo scientificamente fondata. Quindi, la prossima volta che qualcuno vi dice “eh, alla tua età…”, potete sempre rispondere con serenità: “Secondo la scienza, sono ancora in piena forma. Parla con le mie proteine.”

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- https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/a-che-eta-si-diventa-vecchi.html
- https://www.msn.com/it-it/salute/other/quando-iniziamo-a-sentirci-vecchi-la-scienza-rivela-le-due-fasi-in-cui-subiamo-cambiamenti-ecco-a-quali-et%C3%A0/ar-AA1p44A1