Veronica Acosta, guai legali per quei 400.000 euro finiti in frigoriferi e tv
- Una donna argentina riceve per errore 400mila euro sul conto
- Il denaro proveniva da un bonifico sbagliato del governo
- Spende tutto tra elettrodomestici, auto e tv giganti
- Viene incriminata per frode insieme ad altre cinque persone
- Per evitare l’arresto deve pagare una cauzione da 30 milioni di pesos
La protagonista della vicenda è Veronica Acosta, una cittadina di Villa Mercedes, nella provincia di San Luis, in Argentina. Il 6 maggio, aspettandosi il solito bonifico mensile di circa 8mila pesos come assegno di mantenimento, si è ritrovata con un saldo in banca un po’ più generoso del previsto: 500 milioni di pesos, pari a circa 400.000 euro.
Un errore clamoroso da parte dell’amministrazione locale che, invece di correggere la svista in tempo, ha permesso che la somma restasse nel conto di Veronica abbastanza a lungo da scatenare la sua personale rivoluzione economica. La donna, sorpresa ma evidentemente ispirata, ha deciso di spendere la cifra senza troppe esitazioni.
Acquisti pazzi e conto congelato: la reazione dello Stato
Nel giro di poco tempo, Veronica ha effettuato oltre 60 bonifici, comprato un’auto nuova, diversi elettrodomestici, due televisori formato maxi e molti altri oggetti utili alla sua famiglia. Secondo il suo avvocato, non si è trattato di una truffa pianificata ma di una reazione impulsiva davanti a una cifra insperata, arrivata in un periodo di forti difficoltà economiche.
Purtroppo per lei, la pacchia è durata poco. Il tesoriere del governo si è accorto dell’errore, ha avviato le verifiche e ha immediatamente bloccato i conti coinvolti. Circa il 90% dell’importo è stato recuperato, ma ciò non è bastato a evitare conseguenze penali. Veronica è finita al centro di un’indagine per frode ai danni dello Stato, insieme ad altre cinque persone considerate “complici”.
Una cauzione da capogiro per evitare la prigione
Il giudice incaricato del caso ha fissato una cauzione da 30 milioni di pesos – più o meno 24.000 euro – da pagare in tre giorni per evitare l’arresto. Una cifra che, come ha fatto notare il suo avvocato, è ben al di sopra delle possibilità economiche della sua assistita, definita una donna umile, senza precedenti penali e con un passato tutt’altro che criminale.
Veronica ha cercato di giustificare le sue azioni dicendo di aver pensato che quei soldi fossero un dono divino. A suo dire, il denaro è stato utilizzato per migliorare le condizioni di vita della sua famiglia, non per arricchirsi o scappare con la refurtiva. Una tesi che però non ha convinto le autorità giudiziarie, determinate a farne un esempio.
Dalla provvidenza al processo: il caso diventa simbolico
Il caso ha sollevato un ampio dibattito in Argentina, dove molti si chiedono quanto sia giusto criminalizzare una persona che ha agito senza premeditazione, approfittando sì di un errore, ma commesso da un ente pubblico. Il governo, dal canto suo, cerca di correre ai ripari e salvare la faccia, mostrando tolleranza zero verso l’uso improprio di fondi statali.
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In attesa del processo, resta una lezione surreale: anche quando la fortuna ti bussa alla porta sotto forma di bonifico, non è detto che tu possa rispondere senza pensarci due volte. In tempi di crisi, anche un errore informatico può trasformarsi in una questione giudiziaria con contorni tragicomici. E la morale, in fondo, è che quando il governo sbaglia, qualcuno paga. Sempre.

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