Riconoscere chi mente non è così semplice, anzi
- Molti credono di saper riconoscere una bugia ma la scienza mostra che non è così
- I segnali comportamentali come sguardo sfuggente o nervosismo non sono affidabili
- Esiste un approccio alternativo, il Cognitive Credibility Assessment, che analizza i processi mentali
- Uno studio ha smontato anni di ricerche dimostrando dati gonfiati e campioni troppo piccoli
- Gli scienziati chiedono nuovi metodi di ricerca più trasparenti e rigorosi
Siamo tutti convinti di avere un radar speciale per smascherare chi mente. Basta uno sguardo sfuggente, una voce esitante o una mano che giocherella nervosamente con la penna. Eppure, la scienza ha una notizia poco incoraggiante: siamo pessimi nel riconoscere le bugie. Persino poliziotti e investigatori, con anni di addestramento, si aggirano poco sopra il livello del lancio di una monetina.
Questo perché, nella vita quotidiana, siamo vittime del cosiddetto truth bias, la tendenza a credere che gli altri dicano la verità. Gli investigatori, invece, rischiano il contrario: sospettano chiunque, cadendo nel lie bias. Entrambe le strade portano a errori clamorosi e, in casi giudiziari, a conseguenze gravi come confessioni false considerate affidabili.
Segnali e falsi miti sulle bugie
Nonostante i manuali e i corsi continuino a ripetere che chi mente evita il contatto visivo, usa frasi più brevi o si agita sulla sedia, la realtà è che questi comportamenti indicano soprattutto ansia. E chi non sarebbe ansioso durante un interrogatorio? Pensare di riconoscere una bugia dal linguaggio del corpo è come cercare un tesoro con una bussola rotta: qualche volta funziona, ma il più delle volte porta fuori strada.
La ricerca scientifica ha iniziato a cambiare rotta, passando dai gesti agli sforzi mentali che comporta mentire. È nato così il Cognitive Credibility Assessment, un metodo che non cerca smorfie o sguardi ma si concentra sulle difficoltà cognitive di chi racconta una storia inventata.
Cognitive Credibility Assessment e nuove tecniche
Questo approccio utilizza tre strategie principali. La prima è porre domande inaspettate: chi mente spesso ha preparato una sceneggiatura, ma basta chiedere un dettaglio fuori copione per farla crollare. La seconda è aumentare il carico mentale: raccontare i fatti al contrario o mantenere il contatto visivo fisso rende difficile gestire la bugia. La terza è chiedere più dettagli, perché chi dice la verità tende a ricordare naturalmente, mentre chi inventa rischia di cadere in contraddizioni.
Funzionano meglio dei segnali comportamentali, ma non sono perfetti. La verità è che non esiste ancora un metodo infallibile, e affidarsi solo a questi strumenti per decisioni legali sarebbe un azzardo pericoloso.
Lo studio sul rilevamento delle bugie che ha smontato tutto
A complicare la situazione ci pensa lo psicologo Timothy J. Luke, che ha analizzato decine di ricerche sul rilevamento delle bugie. Il verdetto non è lusinghiero: risultati gonfiati, campioni troppo piccoli e dati spesso incompleti. Il 41% delle informazioni raccolte era talmente vago da non poter essere valutato seriamente. In sostanza, molti segnali che credevamo attendibili non lo sono affatto.
Luke ha descritto la situazione con un’immagine ironica ma efficace: gli scienziati che studiano le bugie sono come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, attratti dalla scorciatoia ma inconsapevoli del prezzo da pagare. Un prezzo che si traduce in montagne di studi inutilizzabili.
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Una scienza più rigorosa per il futuro
Per uscire da questo vicolo cieco, gli studiosi chiedono di cambiare metodo. Serve preregistrare gli studi, smettere di selezionare solo i risultati favorevoli, ampliare i campioni e rivedere le vecchie meta-analisi. In altre parole, più rigore e meno illusioni. Fino a quando questo non diventerà prassi, l’idea che esistano segnali infallibili per riconoscere una bugia resterà una leggenda urbana, utile forse nei film polizieschi ma molto meno nella vita reale. Per ora, l’unico consiglio valido è semplice: non fidarti troppo del tuo intuito, perché probabilmente mente più di chi hai davanti.

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- https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/psicologia/sai-riconoscere-una-bugia-probabilmente-no-si-puo-davvero-capire-quando-qualcuno-ti-sta-mentendo/
- https://www.researchgate.net/publication/333665198_Lessons_From_Pinocchio_Cues_to_Deception_May_Be_Highly_Exaggerated
- https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/1745691619838258