La saliva di un verme degrada la plastica in poche ore

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La saliva di un verme degrada la plastica in poche ore

| 11/09/2023
Fonte: Facebook

La scoperta potrebbe rivoluzionare il sistema di riciclo della plastica con applicazioni anche a livello domestico

  • Un team di ricercatori ha scoperto che la saliva di un verme contiene enzimi in grado di scomporre e degradare in poco tempo la plastica
  • La scoperta è avvenuta per caso tempo fa quando una scienziata, che si diletta come apicoltrice dilettante, ha ripulito un suo alveare infestato di larve di falena, conosciute come tarme della cera
  • La scienziata ha tolto i vermi dall’arnia mettendoli in un sacchetto di plastica. Dopo un po’ di tempo ha notato molti buchi nella busta, dovuti alla decomposizione
  • Lo studio successivo ha identificato nella saliva del verme due enzimi in grado di scomporre la plastica in poche ore e a temperatura ambiente
  • L’impiego dell’enzima potrebbe rivoluzionare l’attuale sistema di riciclo della plastica, consentendo un procedimento più semplice e di uso anche domestico

 

Piccoli vermi della cera divorano e scompongono la plastica in poche ore, accorciandone incredibilmente la vita. Il segreto è un enzima che si trova nella loro saliva e che potrebbe rivoluzionare l’attuale sistema di riciclo della plastica.

L’alveare infestato di larve della cera

La scoperta è avvenuta per caso tempo fa quando una scienziata, che si diletta come apicoltrice dilettante, ha ripulito un suo alveare infestato di larve di falena, comunemente conosciute come tarme della cera (Galleria mellonella). Si tratta di parassiti che attaccano e distruggono gli alveari delle api.

«Le mie arnie erano infestate da tarme della cera» ha affermato la dott.ssa Federica Bertocchini, biologa molecolare del Centro di Studi Biologici di Madrid. «Ho cominciato a pulirle mettendo i vermi in un sacchetto di plastica. Dopo un po’ ho notato molti buchi nella busta, che non erano solo di natura meccanica dovuti alla masticazione del materiale, ma era avvenuta una decomposizione chimica». Dall’episodio è partito lo studio per analizzare le proprietà delle larve.

Gli enzimi “mangiano” la plastica

La ricerca, pubblicata sulla rivista “Nature Commuciations” ha identificato 200 proteine nella saliva del verme della cera, di cui due che hanno l’effetto di “mangiare” la plastica.

La saliva del verme degrada il polietilene in poche ore a temperatura ambiente. Una proprietà che potrebbe rivoluzionare il processo di riciclo della plastica. L’unico sistema attuale su larga scala è costituito da processi meccanici e crea prodotti di qualità inferiore. Con la degradazione chimica e qualche ulteriore lavorazione, si potrebbe ottenere una plastica di seconda generazione ma di qualità simile, senza necessità di produrne nuova ricorrendo al petrolio. Le attuali tecnologie di riciclo della plastica impiegano alte temperature per ottenere la rottura dei polimeri, richiedendo un notevole impiego di energia e livelli di acidità attentamente controllati. Con gli enzimi invece il processo avviene a temperature basse, in acqua e con pH neutro.

L’impiego nel riciclo dei rifiuti

Sebbene gli studi siano solo agli inizi, questi enzimi potrebbero essere potenzialmente mescolati con acqua e versati sulla plastica in un impianto di gestione dei rifiuti. Potrebbero inoltre essere utilizzati in località remote dove non sono disponibili impianti si smaltimento dei rifiuti o anche in singole abitazioni.

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Per quanto promettente sia la loro saliva, i vermi della cera non sono gli unici organismi noti per degradare la plastica. Uno studio del 2021 ha scoperto che microbi e batteri negli oceani e nel suolo si stavano evolvendo per mangiare la plastica. Nel 2016 i ricercatori hanno individuato un batterio in una discarica giapponese che potrebbe abbattere il polietilene tereftalato, noto anche come PET. Ogni anno nel mondo si producono circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui il 30% sotto forma di polietilene. Dei 7 miliardi di tonnellate generati al mondo fino ad oggi, solo il 10% è stato riciclato, lasciando la Terra con una notevole eredità di rifiuti.

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