Se non viviamo 200 anni è colpa dei dinosauri, lo dice la scienza

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Se non viviamo 200 anni è colpa dei dinosauri, lo dice la scienza

| 10/06/2024
Fonte: Pixabay

Circa 100 milioni di anni fa i mammiferi hanno attraversato “il collo di bottiglia della longevità”

  • L’uomo è uno dei mammiferi più longevi, avendo un’aspettativa di vita di circa 80 anni
  • In natura ci sono rettili che invecchiano molto più lentamente degli esseri umani
  • Nell’era dei dinosauri i mammiferi erano prede facili ed avevano una vita prettamente notturna
  • Avendo vita breve, nei mammiferi si è evoluto un tipo di invecchiamento diverso da quello dei rettili
  • I geni della longevità negli esseri umani si sono persi nel corso di milioni di anni

 

L’uomo è uno dei mammiferi più longevi. L’età media di vita è di 80 anni, un periodo inferiore solo ad alcuni cetacei. Nell’evoluzione delle specie ci sono molti rettili che sono rimasti sostanzialmente immutati per centinaia di milioni di anni e invecchiano molto più lentamente di noi.

Il collo di bottiglia della longevità

Secondo un articolo pubblicato su BioEssays, le cause della breve durata della vita umana, e in generale dei mammiferi, sarebbero da ricondurre a 100 milioni id anni fa, quando i dinosauri dominavano la terra. In quel periodo i mammiferi erano creature piccole, per lo più notturne e avevano una vita breve. Questo perché l’evoluzione avrebbe modellato le varie tipologie di invecchiamento delle specie, molte delle quali hanno attraversato “il collo di bottiglia della longevità”. Se un animale è una facile preda, conviene che si riproduca rapidamente prima di essere mangiato. I tratti genetici che conferiscono la longevità non vengono quindi selezionati e l’evoluzione potrebbe preferire tratti che aiutano l’animale a sopravvivere quando è giovane, ma diventano dannosi man mano che invecchia (ipotesi della pleiotropia antagonista).

Lo studio suggerisce che la strategia evolutiva preminente dei mammiferi “vivi velocemente, muori giovane” fece perdere loro i tratti di longevità che invece si svilupparono nei dinosauri e che sono rimasti nel tempo. In molti rettili sono presenti infatti capacità di rigenerazione, come la crescita di una nuova coda o di una nuova serie di denti.

Il sistema di riparazione del DNA

Al tempo dei dinosauri i mammiferi hanno anche perso il sistema di riparazione del DNA con la fotoliasi, tramite enzimi che riparano il DNA danneggiato dall’esposizione alla luce ultravioletta. Secondo l’ipotesi i mammiferi prevalentemente notturni avrebbero perso nel tempo questa capacità di difesa, così come la rigenerazione degli ovociti e degli arti e la resistenza al cancro, presente invece nei rettili.

Le tartarughe delle Galapagos, la cui durata massima di vita è stimata sui 200 anni, mostrano una senescenza trascurabile. Le loro possibilità di morte non aumentano con l’età (nell’uomo raddoppiano all’incirca ogni otto anni), alcune rimangono riproduttive e continuano a crescere per tutta la vita. Una delle spiegazioni alternative per la minore durata della vita dei mammiferi potrebbe essere che sono a sangue caldo, al contrario dei rettili e degli anfibi a sangue freddo. L’elevata temperatura corporea potrebbe infatti accelerare diversi processi di invecchiamento. Tuttavia, lo studio menziona il fatto che gli uccelli, che sono anche discendenti diretti dei dinosauri, sono notoriamente longevi per le loro dimensioni corporee, nonostante siano a sangue caldo e conducano una vita energicamente impegnativa.

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Dopo che i mammiferi furono liberati dal “giogo” dei dinosauri, esplosero in una notevole varietà di dimensioni corporee e tassi di invecchiamento. Tuttavia, i mammiferi che invecchiano più lentamente sono sempre di gran lunga inferiori agli standard di longevità che hanno molti rettili, uccelli e anfibi.

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