Separazione fittizia e fisco: amore e tasse non vanno d’accordo
- Una coppia torinese ha inscenato una separazione per evitare di pagare una cartella esattoriale da 700.000 euro
- Hanno preso case separate e trasferito beni per rendere credibile la messinscena
- Non hanno resistito alla tentazione di postare foto romantiche e commenti d’amore sui social
- La Cassazione ha considerato questi contenuti come prova della frode
- Sono stati condannati in via definitiva: due anni per lui, un anno e mezzo per lei
Quando si dice “finché fisco non ci separi”. Una coppia di Torino ha tentato il colpaccio: inscenare una separazione legale per sfuggire a una cartella esattoriale da oltre 700.000 euro. Sulla carta risultavano ex coniugi, ma nella realtà erano ancora una coppia affiatata, almeno a giudicare da cuori, baci, selfie e vacanze pubblicate con nonchalance sui social.
A smontare il teatrino ci ha pensato la Cassazione, che ha considerato le loro manifestazioni d’affetto online come prova schiacciante della frode. L’idillio digitale è così diventato un boomerang, portando condanne penali e l’inevitabile resa dei conti.
Cartella esattoriale e finta separazione: il piano era (quasi) perfetto
I due avevano pensato a tutto: affitto di due case diverse, passaggio di beni, intestazione della Porsche alla suocera. Sembrava un piano studiato nei minimi dettagli per eludere l’Agenzia delle Entrate. Peccato che l’amore – o meglio, l’egocentrismo digitale – abbia avuto la meglio.
Proprio mentre cercavano di convincere il fisco della loro rottura, continuavano a postare teneri scatti insieme. Dall’aperitivo con vista al commento della cognata sotto una foto di coppia (“bella cognatina”), tutto è finito nel fascicolo processuale come prova della loro unione più solida che mai.
Frode fiscale e social media: quando un cuore vale una condanna
Il valore di un cuoricino su Facebook? In questo caso: due anni di reclusione. La Corte ha stabilito che i contenuti social hanno valore confessorio, cioè possono essere usati come prova nel processo. Addio privacy e arrivederci buon senso: quello che pubblichi può inchiodarti più di mille documenti firmati.
Lui stesso postava foto della “ex” definendola compagna di vita, con tanto di commenti romantici da amici e parenti. L’auto intestata alla suocera era tappezzata col logo della sua agenzia, come a dire: separati sì, ma solo davanti al giudice.
Separazione simulata e accertamenti fiscali: i conti non tornano
Oltre alla questione romantica, c’era quella economica. Il fisco aveva notificato una cartella da 473.000 euro, seguita da un’altra da 213.000. Tempismo curioso: la separazione è arrivata giusto un mese dopo il primo avviso. E nonostante fosse in grado di pagare, l’uomo ha immediatamente “spogliato” il suo patrimonio, trasferendo proprietà alla moglie e intestando beni a terzi.
Le indagini però hanno scoperto che la mansarda presa in affitto come prova della separazione era pressoché inutilizzata. In realtà, continuavano a vivere nella casa coniugale, mentre il teatrino fiscale crollava come un castello di carte.
Quando i social svelano la verità: il fisco non crede agli ex digitali
Questo caso, al confine tra tragicomico e farsesco, dimostra come oggi non basti dichiararsi separati per sfuggire al fisco. Se poi si continua a condividere foto d’amore con il partner “ex”, allora è proprio la tecnologia a firmare la condanna.
Leggi anche: Decide di convivere con l’ex anche dopo la separazione: ecco com’è andata
La Cassazione ha ricordato che l’Agenzia delle Entrate può estendere i controlli anche sui conti correnti degli ex conviventi. Insomma, la separazione può ingannare un amico, ma non l’algoritmo del Fisco. Morale della favola? Se volete ingannare l’Agenzia delle Entrate, almeno non taggatela nelle foto di coppia.

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