Con lo smart working risparmiamo 61 minuti al giorno (che però dedichiamo sempre al lavoro)

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Con lo smart working risparmiamo 61 minuti al giorno (che però dedichiamo sempre al lavoro)

| 04/09/2023
Fonte: Pexels

Il punto sullo smart working

  • Uno studio dimostra che lo smart working permette di risparmiare 61 minuti al giorno, che però vengono comunque dedicati al lavoro, riposo e assistenza familiare
  • Il lavoro in remoto riduce i costi aziendali, gestisce il carico di lavoro in modo più efficiente e favorisce un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata
  • Le donne con figli sotto i 14 anni dedicano più tempo alla cura dei figli quando lavorano da casa
  • Nonostante alcune resistenze, il lavoro da casa è diventato un elemento discriminante nella scelta di un impiego, con un aumento significativo delle persone che lavorano da remoto
  • Il futuro dello smart working prevede una modalità ibrida, con un aumento delle percentuali di lavoratori in smart working e un mantenimento delle interazioni in presenza

 

L’efficacia del lavoro in remoto è dimostrata da uno studio recente del National Bureau of Economic Research. Secondo la ricerca, gli italiani che svolgono smart working risparmiano ben 61 minuti al giorno, di cui il 31% dedicato al riposo, il 15% all’assistenza familiare e il 34% al lavoro principale o secondario. Questi risultati evidenziano i vantaggi di questa modalità di lavoro, non solo per i dipendenti, ma anche per le aziende. Lo smart working non solo riduce i costi aziendali legati agli uffici, ma contribuisce anche a ridurre il traffico e a gestire il carico di lavoro in modo più efficiente. Inoltre offre un supporto cruciale ai lavoratori che devono occuparsi di familiari fragili. Questa modalità è diventata particolarmente rilevante nell’attuale panorama lavorativo, coinvolgendo un numero crescente di individui.

Le donne con figli sotto i 14 anni tendono a dedicare 11,4 minuti in più al giorno alla cura dei figli quando lavorano da casa. Questo dimostra come lo smart working possa favorire un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Secondo il VI rapporto Censis-Eudaimon, il 74,8% degli intervistati afferma che lo smart working riduce lo stress rispetto al lavoro in presenza. Tuttavia, alcune aziende rimangono scettiche riguardo a questa modalità, temendo una riduzione della produttività. Nonostante ciò, il lavoro da casa è diventato un elemento discriminante nella scelta di un impiego: nel 2020 c’erano più di 3 milioni di persone che lavoravano da casa, rispetto a 1,05 milioni nel 2019.

Entro la fine del 2023 solo il 9% dei lavoratori nel mondo lavorerà completamente da remoto

La Sales Manager di Eudaimon, Daniela Ivaldi, ha sottolineato come lo smart working possa migliorare l’engagement dei dipendenti, aumentando la loro produttività e generando risultati positivi indipendentemente dalla loro posizione fisica. Un approccio attento alle esigenze dei lavoratori può contribuire a garantire un equilibrio tra vita lavorativa e privata, considerando anche momenti di difficoltà come la cura di familiari o l’arrivo di nuovi membri della famiglia.

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Riguardo al futuro dello smart working, sebbene alcune restrizioni si stiano attenuando, Gartner prevede che entro la fine del 2023 solo il 9% dei lavoratori nel mondo lavorerà completamente da remoto, mentre il 39% adotterà una modalità ibrida, svolgendo almeno un giorno di lavoro da casa alla settimana. In Europa, si prevede un aumento delle percentuali di lavoratori in smart working entro la fine del 2023, mentre le interazioni in presenza continueranno a essere importanti, ma in modo più bilanciato.

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