C’è spazzatura di origine umana persino su Marte: ecco perché

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C’è spazzatura di origine umana persino su Marte: ecco perché

| 11/05/2023
Fonte: Pixabay

Gli scienziati avvistano un oggetto luccicante su Marte, ma è spazzatura

  • A febbraio 2021, nel corso di una missione spaziale, una coperta termica si è staccata
  • Dell’oggetto si sono perse le tracce
  • Dopo più di un anno, gli scienziati l’hanno ritrovata a 2 km dal luogo dell’atterraggio
  • A spostarla, probabilmente, è stato il vento
  • Questo non è certo il primo caso di inquinamento spaziale

 

Si tratta di una piaga a cui è ormai difficile porre rimedio: la gestione inadeguata dei rifiuti contribuisce al cambiamento climatico e all’inquinamento atmosferico. Il rover Perseverance della NASA ha fatto un’inquietante scoperta sul Pianeta Rosso: gli scienziati hanno individuato un oggetto sconosciuto. No, non si trattava di una forma di vita aliena, ma di spazzatura. Sì, avete capito bene: anche su Marte è stata trovata dell’immondizia.

Vi state chiedendo come abbia fatto ad arrivare fin lì? Si tratta di spazzatura spaziale, ovvero una coperta termica usata per misurare le temperature e che, presumibilmente, si sarebbe staccata proprio il giorno dello sbarco del rover sul cratere Jezero, avvenuto a febbraio 2021. Gli scienziati hanno raccontato di aver avvistato un oggetto luccicante e di essere rimasti decisamente sorpresi nel constatare di cosa si trattasse. Infatti, il sito in cui il reperto è stato ritrovato si trova a ben 2 km di distanza dal luogo dell’atterraggio. L’ipotesi più accreditata, quindi, è che sia stato trasportato dal vento fin lì.

C’è spazzatura su Marte?

La missione spaziale su Marte ha avuto inizio nel 2020, con l’obiettivo di raccogliere campioni di rocce e cercare segni di vita su questo pianeta. È inquietante pensare che in così poco tempo la nostra specie abbia già abbandonato immondizia sul Pianeta Rosso, che conosciamo scarsamente ma stiamo già contribuendo ad inquinare.

Del resto, questo non è certo il primo caso che rientra nel fenomeno della spazzatura spaziale: satelliti morti, frammenti di vernice, bulloni e numerosi altri oggetti stanno letteralmente compiendo il giro del mondo sulle nostre teste. Senza contare, poi, gli attrezzi persi dagli astronauti durante le loro attività extraveicolari.

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Tra i casi più eclatanti c’è quello di Heide Stefanyshyn-Pipe, che nel 2008 perse un’intera borsa di utensili, del valore di 100.000 dollari. Gli arnesi bruciarono nell’atmosfera qualche mese più tardi. La loro sorte, però, non è la stessa che tocca alla maggior parte della spazzatura spaziale. Infatti, se una piccola percentuale si trasforma in detriti spaziali nel corso di qualche milione di anni, molti di questi rifiuti sono destinati a rientrare nell’atmosfera terrestre: i più piccoli bruciano come meteore; i più grandi, invece, potrebbero atterrare ovunque.

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