Il 50% delle persone afferma di “sentire le voci” dopo uno studio
- L’Università degli Studi di Padova ed il Centro Ediveria di Vienna hanno condotto uno studio
- Lo studio, condotto in collaborazione con Alessandro Salvini ed Antonio Indici, riguarda le ricerche sul pensiero dialogico
- La ricerca è intitolata “Il potere dell’immaginazione”, e studia il fenomeno delle allucinazioni uditive
- È stata condotta su 233 persone, ed ha rivelato che il 47,62% “sente le voci”
- Le allucinazioni si configurano come metodi messi in atto per fronteggiare situazioni complicate
Troppo spesso chi afferma di “sentire le voci” viene additato come un soggetto con una sanità mentale instabile. In realtà, sono moltissime le persone che almeno una volta nella propria vita hanno avuto delle allucinazioni uditive. È uno studio condotto dal Centro Ediveria di Vienna in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova a confermarlo.
La ricerca è stata chiamata “Il potere dell’immaginazione”, ed in collaborazione con Alessandro Salvini e Antonio Indici ha approfondito le teorie riguardanti il pensiero dialogico. Il campione è composto da 233 persone, e la ricerca ha rivelato che il 47,62% del campione “sente le voci”, ovvero quasi 1 persona su 2. In modo più specifico, al 50% degli intervistati è “capitato di immaginare una o più voci tanto da sentirle poi concretamente”, il 59,33% ha aggiunto di riuscire a sentire a voce alta i propri pensieri. Il 50,43% ha risposto all’intervista ammettendo di “sentire concretamente delle voci e di essere consapevole di averle prodotte attraverso i ricordi o gli stati d’animo”.
Sentire le voci non è per forza un evento negativo
Secondo lo studio, le allucinazioni uditive si configurano come metodi utili per fronteggiare situazioni che possono apparire complicate. Infatti, secondo gli esperti, sentire le voci è considerabile come un’abilità psicofisiologica “ampiamente presente nella popolazione, e che solo alcune volte può diventare un’esperienza spaventosa, tormentante e disadattante per effetto dei bisogni personali del pensatore dialogico, delle teorie non convenzionali che usa per spiegarle, degli errori diagnostici e delle terapie farmacologiche inadeguate”. L’idea alla base dello studio è nata dall’esigenza di indagare più a fondo su un evento che, nonostante si verifichi spesso nella popolazione normale, genera insicurezze per quanto riguarda la propria salute mentale.
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“È sorta in sede clinica, quando ci siamo accorti che alcune persone che raccontavano di poter udire voci. Ci chiedevano solo di valutare la loro salute mentale in funzione di questa loro capacità. Non soffrivano per l’esperienza allucinatoria insomma, essendo consapevoli di produrla in modo intenzionale e sapendola gestire autonomamente, ma perché temevano e dubitavano che questo fosse l’indicatore di una presunta malattia mentale. Un pensiero costruito da un pregiudizio psichiatrico teorico ed operativo che assumevano come proprio”, spiegano i ricercatori. Insomma, se “sentite le voci” non preoccupatevi, state solo cercando dentro di voi qualcosa che vi possa aiutare in un momento difficile.

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