Testimone di Geova cita in giudizio la Spagna per averle salvato la vita

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Testimone di Geova cita in giudizio la Spagna per averle salvato la vita

| 02/02/2024
Fonte: Pexels

La causa sta suscitando molto dibattito

  • Una Testimone di Geova, Rosa Edelmira Pindo Mulla, ha citato in giudizio la Spagna presso la Corte europea dei diritti umani per aver ricevuto una trasfusione di sangue contro la sua volontà durante un intervento chirurgico
  • La donna, di nazionalità ecuadoriana, sostiene di essere vittima di “paternalismo medico” a causa della sua religione e nazionalità
  • Prima dell’intervento, la donna avrebbe compilato tre documenti, menzionando specificamente la sua appartenenza alla Testimone di Geova e il rifiuto di ricevere trasfusioni di sangue
  • Nonostante ciò, dopo un’emorragia durante l’operazione, ha ricevuto una trasfusione di sangue, suscitando la sua richiesta di giustizia
  • Il caso è stato portato davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo dopo essere stato respinto da un tribunale di Madrid e dalla Corte costituzionale spagnola

 

Una testimone di Geova ha portato la Spagna davanti alla Corte europea dei diritti umani per averle somministrato una trasfusione di sangue durante un intervento chirurgico contro la sua volontà. Rosa Edelmira Pindo Mulla, una donna ecuadoriana che vive in Spagna, sostiene di essere vittima di “paternalismo medico”, a causa della sua nazionalità e religione. Nel 2017, in seguito a una serie di esami medici, alla donna di 53 anni è stato consigliato di sottoporsi a un intervento chirurgico. Nel 2018, prima dell’intervento, a Pindo Mulla sono stati consegnati tre documenti da compilare: un testamento biologico, una procura a lungo termine e un modulo di consenso informato.

La donna sostiene di aver menzionato specificamente in tutti e tre i documenti che era una Testimone di Geova e che rifiutava di ricevere qualsiasi tipo di trasfusione di sangue (sangue, globuli rossi, globuli bianchi, piastrine o plasma), anche a costo della sua stessa vita. Dopo aver subito un’emorragia potenzialmente letale durante un intervento chirurgico ha però ricevuto una trasfusione di sangue e da allora cerca giustizia. Nel marzo 2020, Rosa Edelmira Pindo Mulla ha presentato un’istanza alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che si pronuncia sulle violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo nei 46 Paesi che l’hanno ratificata. La donna aveva già chiesto giustizia a un tribunale di Madrid e alla Corte costituzionale spagnola, ma il suo caso è stato respinto da entrambi.

La vicenda non è del tutto chiara

Il governo spagnolo è stato informato del caso controverso nel marzo del 2021 e nell’estate dello scorso anno la Camera a cui era stato assegnato il caso ha rinunciato alla giurisdizione a favore della Grande Camera. Questo genere di cose accade per mancanza di giurisprudenza o quando la questione merita un esame più approfondito. Il caso ha fatto notizia e scatenato polemiche per anni, a causa della sua natura complicata e delle sue preoccupazioni etiche. A complicare ulteriormente le cose, il resoconto degli eventi accaduti nel giugno 2018 non è del tutto chiaro. Ad esempio, la donna sostiene di aver specificamente chiarito, sia per iscritto sia parlando con il personale dell’ospedale, di essere fermamente contraria alle trasfusioni di sangue per motivi religiosi, anche a costo della vita.

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Tuttavia, dopo l’operazione, è stata trasferita in un ospedale di Madrid, a causa di complicazioni che hanno comportato un’emorragia. La donna sostiene di aver comunicato al nuovo medico le sue volontà in merito alle trasfusioni di sangue, che però non sono state rispettate. D’altra parte, l’ospedale sostiene che, vista la situazione di Rosa Edelmira Pindo Mulla in quel momento, l’anestesista ha contattato il giudice di turno per avere indicazioni, e questi ha autorizzato qualsiasi intervento medico o chirurgico necessario per salvare la vita della paziente. Il problema è che Rosa aveva dato il suo consenso a qualsiasi intervento medico, tranne la trasfusione di sangue. La Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo sta attualmente deliberando e la sentenza è attesa tra alcuni mesi.

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