Tornano i metalupi: no, non è un episodio di Game of Thrones

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Tornano i metalupi: no, non è un episodio di Game of Thrones

| 30/05/2025
Fonte: X

La rinascita del metalupo tra genetica e fantasia

  • L’azienda Colossal Biosciences ha riportato in vita l’enocione, noto come metalupo
  • Tre cuccioli sono nati da madri surrogate cani: si chiamano Romolo, Remo e Khaleesi
  • Gli scienziati hanno usato ingegneria genetica e modificato il DNA del lupo grigio
  • I cuccioli mostrano caratteristiche fisiche antiche e una natura poco addomesticata
  • Il progetto apre discussioni etiche ma punta a salvare specie a rischio di estinzione

 

Chi ha detto che i lupi preistorici sono roba da manuale di storia o da serie fantasy? L’enocione, meglio noto come metalupo, è tornato a calcare il suolo terrestre. No, non è una trovata pubblicitaria per un prequel di Game of Thrones, ma un esperimento reale, portato avanti dai ricercatori della Colossal Biosciences. Tre cuccioli – Romolo, Remo e Khaleesi – sono nati grazie a un processo di de-estinzione che mescola ingegneria genetica, DNA antico e un pizzico di audacia scientifica.

Il nome “metalupo” non è casuale: questi esemplari, vissuti nel Pleistocene, erano notevolmente più grandi dei lupi attuali. E i nuovi nati non fanno eccezione: già a pochi mesi di vita pesano più di 36 chili, con prospettive di crescita degne di un boss finale. Sono il risultato di una ricostruzione genetica meticolosa, effettuata partendo da fossili di 13.000 e 72.000 anni fa.

Ingegneria genetica e madri surrogate: nasce il metalupo 2.0

La tecnica usata non è una semplice clonazione: niente copia-incolla di DNA fossile. Gli scienziati hanno analizzato e riscritto 14 geni chiave del lupo grigio, adattandoli a quelli del dire wolf. Il tutto condito da una serie di modifiche che hanno trasformato un normale canide in una versione deluxe con mascelle più larghe, spalle da linebacker e vocalizzi che, a quanto pare, ricordano ululati mai sentiti da almeno 10.000 anni.

Le cellule modificate sono state inserite in ovuli svuotati e poi impiantate in uteri di madri surrogate: cani domestici selezionati con cura, che hanno portato a termine gravidanze separate con la dedizione di una tata esperta. La prima nascita è avvenuta il primo ottobre 2024, la seconda a fine gennaio 2025. Il tutto sorvegliato da droni e ricercatori, neanche fossero cuccioli reali della Casa Stark.

Metalupi reali e problemi molto umani

Dal punto di vista etologico, i cuccioli mostrano una scarsa propensione al contatto umano. Nessuna voglia di coccole o selfie: il loro comportamento schivo suggerisce che il DNA antico non ha perso la memoria del selvatico. Per ora vivono in una riserva sorvegliata di 4.000 metri quadrati, tra natura controllata e monitoraggio costante. Nessuna corsa nei boschi innevati per ora, ma chi può dire cosa accadrà? Ovviamente, il progetto non è sfuggito a critiche e dubbi etici. Riportare in vita specie estinte è affascinante ma rischioso, soprattutto se ci si dimentica che la natura non è un parco tematico.

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Tuttavia, Colossal Biosciences difende il proprio operato: l’obiettivo è creare una banca genetica vivente per salvare specie in via di estinzione. In programma ci sono già progetti su mammut lanosi, dodo, tilacino e tigre della Tasmania. Jurassic Park, insomma, non è più solo un avvertimento. Tra citazioni mitologiche e riferimenti televisivi, Romolo, Remo e Khaleesi diventano il simbolo di un futuro in cui la biotecnologia sfida l’estinzione. Non sono solo esperimenti riusciti, ma manifestazioni viventi di un’idea che sembrava fantascienza. E se un giorno li vedremo in un parco faunistico o in un documentario Netflix, non sorprendiamoci: la scienza ormai scrive copioni degni di Hollywood.

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