Lei, invece, sostiene che si sia trattato di un gesto spontaneo e innocente. Non lavora nel marketing, non fa analisi socio-culturali e non attribuisce alla pubblicità alcun peso significativo: lo spot mostrava delle suore che mangiano patatine al posto dell’ostia, e lei ha trovato la scena divertente, senza cercare nessun altro significato o giudizio morale.
Il diverbio ha acceso in lei una rabbia profonda. Si sente stanca e frustrata di dover sempre giustificare un gesto spontaneo, di subire processi morali per un sorriso. Dice chiaramente di non essere interessata alle polemiche, di non voler fare indagini sul senso profondo di certe immagini, ma di volersi limitare a vivere relazioni autentiche, senza dover indossare la maschera del giudice pronto a condannare tutto e tutti.