Coltivazione nello Spazio: la zinnia che ha battuto la gravità
- Nel 2016 è sbocciato il primo fiore nello Spazio: una zinnia arancione coltivata sulla ISS
- L’esperimento fa parte del progetto Veggie della NASA per coltivare cibo nello spazio
- Le condizioni estreme, tra microgravità e muffe, hanno complicato la crescita della pianta
- L’astronauta Scott Kelly ha adottato un metodo di irrigazione più “intuitivo”
- Il successo apre la strada all’agricoltura spaziale e alla coltivazione di piante più complesse
Chi avrebbe mai detto che uno dei più grandi successi spaziali degli ultimi anni sarebbe stato… un fiore? Eppure è proprio così: nel 2016, una zinnia ha deciso di sfidare le leggi della fisica (e la pazienza degli astronauti) sbocciando a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Niente esplosioni, navicelle futuristiche o robot parlanti: solo un fiore, arancione e testardo.
Tutto è cominciato con il progetto Veggie, pensato dalla NASA per capire se si possano coltivare piante nello spazio, perché si sa, tra razzi e satelliti anche un po’ di insalata fresca non guasta. L’obiettivo era fornire verdure agli astronauti in missioni lunghe e, già che c’erano, testare il comportamento delle piante in assenza di gravità. Spoiler: non si sono comportate affatto bene, almeno all’inizio.
Piantine in orbita e problemi di muffa spaziale
L’ambiente spaziale non è esattamente il posto ideale per fare giardinaggio. La zinnia in questione ha dovuto affrontare una quantità impressionante di ostacoli: umidità fuori controllo, circolazione dell’aria inesistente, muffe che sembravano uscite da un horror. Insomma, altro che pollice verde, serviva una laurea in sopravvivenza vegetale.
Il povero fiore era a rischio decesso vegetale, ma l’astronauta Scott Kelly ha deciso di prendere la situazione in mano. Invece di seguire il rigido protocollo NASA sull’irrigazione, ha osservato le piante e ha innaffiato quando gli sembrava opportuno. Tradotto: ha usato il buon senso, quello che sulla Terra chiamiamo “guardare se la pianta ha sete”.
Agricoltura spaziale: il futuro è (quasi) fiorito
La scelta ha pagato. La zinnia ha tirato fuori il meglio di sé, ha sbocciato e ha messo fine al monopolio terrestre del florovivaismo. La NASA, che all’inizio aveva qualche dubbio su questo approccio da botanico zen, ha riconosciuto che forse una pianta sa meglio di un algoritmo quando ha bisogno d’acqua.
Questo piccolo passo per una zinnia è un grande passo per l’agricoltura spaziale. Se riusciamo a far fiorire un fiore in condizioni così improbabili, chi ci vieta di coltivare ortaggi veri e propri durante le missioni spaziali? Pomodori, lattughe, forse anche zucchine (ma senza esagerare). Tutto all’insegna della sostenibilità, anche a 400 chilometri dalla Terra.
Coltivare piante nello Spazio: da fiore a fonte di vita
L’esperimento Veggie non è solo una curiosità da rivista scientifica. È un segnale concreto che l’agricoltura spaziale non è più fantascienza. Le missioni su Marte e i viaggi di lunga durata hanno bisogno di fonti alimentari affidabili, fresche e possibilmente a chilometro zero. Anche se in questo caso, il chilometro è piuttosto… orbitale.
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Nonostante non sia stato il primo fiore a nascere nello Spazio (altri esperimenti con muschi e piante simili l’hanno preceduta), la zinnia di Kelly è diventata un simbolo. Non solo di resilienza botanica, ma anche della possibilità che l’uomo possa creare un ecosistema vitale lontano dalla Terra. Una speranza profumata, colorata, e sorprendentemente commestibile in futuro.
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- https://www.greenme.it/ambiente/questo-e-il-primo-fiore-sbocciato-nello-spazio-la-pianta-che-ha-sconfitto-la-microgravita-e-le-muffe-spaziali/
- https://www.media.inaf.it/2016/01/18/zinnia-fiore-spaziale/
- https://www.repubblica.it/scienze/2016/01/22/foto/l_errore_dell_astronauta_kelly_non_era_il_primo_fiore_coltivato_nello_spazio-131795879/1/